Giulio, agente immobiliare, incontra per lavoro la bellissima Ilaria di cui era ed è ancora perdutamente innamorato. Ma sta per sposarsi con un maturo avvocato… Seconda opera con Alessandro Siani, attore cabarettista di grande simpatia, bravura e successo, il film, come l’altro dal titolo “Ti lascio perché ti amo troppo” (06), anche questo diretto dallo stesso regista, porta il sigillo del produttore Mauro Berardi. Personaggio con numerose sfaccettature, scopre talenti e produce pellicole d’impegno sociale e politico. A lui si devono i film collettivi impegnati, ai quali ha collaborato anche Martinotti, come “Lettere dalla Palestina” (02) e “Un altro mondo è possibile” (01), e quelli sperimentali, ma sempre legati a problematiche del presente, come lo stimolante “Faces-Facce” (02) di Fulvio Wetzl o il commovente “Carlo Giuliani, ragazzo” (02) di Francesca Comencini. Ha prodotto anche Benigni, ma soprattutto ha supportato e creduto in Massimo Troisi, accompagnandolo fin da “Ricomincio da tre” (81), coprodotto insieme a Lucisano. Con Siani ha impostato un tipo di produzione “leggera”, basandosi più sulla comicità e l’inventiva della sua verve comica, che su un dispiegamento di mezzi tecnici, ha trovato una soluzione produttivo-espressiva non invasiva nell’usare il digitale. Questo tipo di ripresa, oltre che essere meno dispendiosa della pellicola, ha bisogno di minori supporti tecnici ed è in grado di sottolineare con maggiore efficacia il tipo di performance verbale, cui si affida l’estro e l’ispirazione di un attore-autore come Siani, soprattutto se in compagnia di soci storici, in grado di far da felice contrasto alle sue battute, come F.Albanese, suo sodale e collaboratore. La sua è una comicità che si presta ad una riflessione psicologica di tipo malinconico: richiama molto Troisi. E’ un debito da Siani spesso richiamato con riconoscenza e onestà intellettuale. Ma non è un suo clone. Punta ad un intervento che imprime momenti anche di farsa al suo dire: non ha alcuna pretesa sociologica o chissà di quale approfondimento psicologico. Egli con sincerità punta su quadri d’insieme che descrivono tenui storie minimaliste, ma avvertite con sincera aderenza nel descrivere con onestà e pulizia sentimenti “veraci”. All’interno di questa prospettiva mette pure il “viaggio” troisiano (“non da emigrante…”), nel Centro Italia presso la sorella. E c’è perfino lo stesso Marco Messeri, che qui fa il Cardinale. Ma è l’occasione per fare un memorabile sketch del pranzo tra questo personaggio, lui, il fidanzato e l’etichetta: i ritmi di comicità sono esemplari.