Open night nei licei classici della Campania, come in tutta Italia. È il 13 gennaio 2017: la Notte nazionale del liceo classico, una notte di attività non necessariamente legate a quanto si studia a scuola, ma riguardanti la lettura, il teatro e la musica. Evento nato da un’idea di Rocco Schembra, docente di Latino e Greco al liceo classico Gulli e Pennisi di Acireale (CT), giunto quest’anno alla terza edizione, di successo in successo, anno dopo anno. Iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, nell’ambito delle azioni organizzate dalla Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione a sostegno degli studi classici e umanistici.
Rocco Schembra e la sua idea – <<Mi venne in mente una notte bianca per il mio liceo. Registrammo una notevole presenza di pubblico, circa mille persone. Per questo, l’anno successivo decidemmo di estendere la proposta ad un numero maggiore di licei, di renderla quindi nazionale, ma pensavo che avrebbero risposto in pochi. Invece avemmo l’adesione di 150 istituti. Quindi, l’anno scorso abbiamo ripetuto l’invito, con una risposta ancora più grande, con 237 licei. Quest’anno siamo arrivati a 388 scuole. La nostra ovviamente sarà la capofila, ma le attività saranno tutte coordinate e ognuno dei licei aderenti ha programmato le proprie iniziative>>.
La notte nei licei d’Italia – Ad accomunare le singole notti saranno due momenti, uno inziale ed uno finale. Si parte con un video e una canzone di Francesco Rainero, giovane cantautore fiorentino, ex studente di un liceo classico di Firenze, che canterà l’inedito Nani e Giganti. Nella parte centrale, poi, ognuno farà le iniziative programmate e in autonomia: docenti universitari e professori del liceo, giuristi ed esperti di varie discipline chiamati a raccontare agli studenti i versi dei lirici greci, a disegnare un ponte tra l’inglese moderno e il greco antico, a immaginare percorsi tra sonorità jazz, letteratura e canzoni d’autore. Agli studenti affidate letture e messe in scena, proiezioni di elaborati sulla cultura classica. Nel finale, negli ultimi atti, in tutti i licei reciteremo Simonide, nel frammento Il lamento di Danae.
I licei campani aderenti – Acerra- De’ Liguori; Angri – Don Carlo La Mura; Aversa – Cirillo; Avellino – Colletta e Virgilio; Capua- Garofano e Pizzi; Caserta – Giannone e Manzoni; Castellamare di Stabia – Plinio Seniore; Cava de’ Tirreni – Galdi; Contursi Terme – Corbino; Eboli – Perito; Frattamaggiore – Durante; Maddaloni – Bruno; Marano di Napoli – Levi; Napoli – Genovesi, Gentileschi, Nazareth, Nunziatella, Pansini, Sacro Cuore Vomero, Sannazaro, Sbordone e Umberto I; Nocera Inferiore – Vico, Nola- Carducci; Piedimonte Matese – Galilei; Pomigliano d’Arco –Imbriani; Portici – Quinto Orazio Flacco; Salerno -De Sanctis e Tasso; Torre Annunziata- Croce, Torre del Greco- De Bottis.
Cronaca di un successo – È stato costruito con i passaparola, con i social network o grazie ai contatti che abbiamo tra noi con gli altri professori, . Una rete di relazioni, classiche e 3.0, lanciata in un mare pescoso e pieno d’interesse. Una risposta anche a chi sostiene che il liceo classico è una scuola del passato.
Perché fare il classico – Una scelta fatta per ribadire l’importanza, nella cultura occidentale, di una formula che subisce l’attacco di chi lo boccia per privilegiare la cultura scientifica. È l’anima dell’Italia migliore. Prepara alle professioni del futuro, insegna a ragionare e a resistere. Le statistiche dicono che ben più del sei per cento degli italiani che fanno fortuna all’estero hanno in tasca una maturità classica; chi lo ha scelto, in 74 casi su cento lo rifarebbe, come dai dati di AlmaDiploma, la branca del consorzio AlmaLaurea dedicata alla scuola superiore.
Perchè la cultura umanistica conserva un valore fondamentale – E’ una questione di consapevolezza, di memoria, di identità. Chi non ha passato, non riesce nemmeno a concepire il proprio futuro, perché non è in grado di collocare nel tempo la sua storia e quindi di interpretarla. Perdere il ricordo delle proprie radici significa condannarsi a vivere il presente solo in superficie, senza essere in grado di individuarne la direzione, le linee di forza, la prospettiva. Sono gli antichi per primi ad insegnarci che ognuno deve pienamente vivere il suo tempo, con la consapevolezza piena di quello che abbiamo alle spalle. Ed è grazie alle lingue del latino e del greco che si è in grado di dare un metodo, di offrire prospettiva storica, di incoraggiare la capacità di approfondimento e di critica. Leggere i classici è bello. Poche storie sono tanto appassionanti quanto le avventure di Ulisse in Omero, poche vicende commoventi come le sofferenze dell’Enea in Virgilio. Affrontare questi autori è fonte di un piacere intellettuale raro da trovare altrove. Abbiamo quindi il coraggio di affermare di quanto vi sia bisogno di bellezza e di profondità. E sono la tradizione storica e di cultura classica in grado di dare tutto questo, senza privare della consapevolezza della modernità, casomai, arricchendola.