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Palazzo Albertini di Cimitile. Architettura e arte tra Settecento e Novecento a Napoli

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Palazzo Albertini di Cimitile. Architettura e arte tra Settecento e Novecento a Napoli

di Chiara Garzya

Editore Giannini, Napoli dicembre 2017

Pagine: 292 p., ill., Brossura

Prezzo euro 24,00

Architettura e storia napoletana, raccontati in un volume, disponibile in tutte le librerie.

Il volume – Una lettura ricca e articolata, un vero e proprio esercizio di lettura critico con uno sguardo curioso rivolto al passato confrontato al presente, di un edificio di grande fascino, conosciuto a Napoli, e non solo. L’autrice risulta capace e attenta ad analizzare tutto il percorso storico e architettonico  del palazzo, e sulla scorta di fonti d’archivio in gran parte inedite, ricostruisce la storia del palazzo, le vicende costruttive, gli interventi decorativi e i tempi di esecuzione, illustrando quanto ancora si conserva dell’originaria veste settecentesca o di primo Ottocento di numerosi suoi interni, e la scala novecentesca, e sottraendo all’anonimato la folta schiera di artisti e artigiani e i non pochi architetti, anche di calibro, che vi furono impegnati, e i cui nomi finora non si erano mai associati a questo palazzo. Si ribadisce con nuove argomentazioni la paternità a Niccolò Carletti della dimora gentilizia, testimonianza fra le più cospicue del patrimonio architettonico e storico-artistico napoletano, dovuta all’iniziativa di principi illuminati dei quali per la prima volta si pubblicano i ritratti, di Vincenzo Pastor e di Franz Xaver Winterhalter, fra altro.

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Il palazzo Albertini dei principi di Cimitile  - Si trova in via Santa Teresa degli Scalzi 76, ma ha altri ingressi anche in vico Cimitile al 7/a e al 33. La sua costruzione fu voluta dal Duca Rodolfo Acquaviva d’Atri, ma la data e l’autore dei lavori rimangono tuttora sconosciuti. Quello che è certo è che nel 1753, l’architetto Carlo Vanvitelli fu incaricato di restaurare l’edificio, con l’aiuto di Niccolò Carletti e Giuseppe Fulchignani. In questa occasione, oltre che gli interni, venne rifatta la scala interna, di pianta quadrata, che si innalza con un unico rampante, racchiusa tra pilastri a loro volta legati alle volte a crociera da fasce. In seguito, il palazzo venne comprato dalla famiglia Albertini, principi di Cimitile, che, dopo averlo ristrutturato, vi instituì una grande biblioteca nella quale erano conservati anche numerosi testi rari. Inoltre, visto che il palazzo si trova in salita, fu necessario aprire altri ingressi e costruire un’altra strada per arrivare al palazzo; tutto ciò fu possibile grazie ad un accordo con il comune che nel 1814 autorizzò il proprietario del palazzo ad utilizzare lo spazio antistante l’ingresso principale. In seguito, prima che il palazzo venisse adibito a condominio ed ogni ambiente venduto singolarmente, l’edificio appartenne anche al senatore Calabria.

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Il principe Giovan Battista Albertini e i lavori di edificazione – L’introduzione del volume, ampia e dettagliata, pone, tra l’altro attenzione al nobile, definito fondatore del palazzo. Proveniva da una illustre famiglia del nolano che, oltre a possedere feudi, godette di nobiltà nella città di Napoli dal 1520. Ricoprì importanti cariche politiche e diplomatiche. Nel 1775 divenne ministro plenipotenziario a Roma presso la Santa Sede. Questo suo incarico, non comportò la sospensione dei lavori che erano stati intanto intrapresi nel palazzo di Via Santa Teresa a Napoli, seguiti pertanto dalla moglie, Maria Francesca Carafa. Tornato a Napoli, nel 1782, fu nominato Consigliere di Stato e presidente dell’allora riformato Consiglio di Azienda e direttore delle Reali Finanze.

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Tra i paragrafi del volumeLa vicenda costruttiva: <<il primo febbraio 1774 per mano del notaio Carlo Narici era stipulato un contratto tra Giovan Battista Albertini e Carlo Acquaviva d’Aragona, dei conti di Conversano, per l’acquisto da parte del primo fissato a 11.500 “carlini d’argento, di pianta, fabriche incominciate e materiali esistenti nel largo all’incontro la Chiesa di S.Maria della Verità de’ Padri Agostiniani Scalzi sopr li Regij Studij”>> Così ha inizio il primo paragrafo del volume dell’autrice napoletana, che vede poi riportato l’intero atto notarile recuperato agli atti dell’Archivio Storico.  Il palazzo  il giardino e l’intorno nei primi decenni dell’Ottocento – Condotti sempre sotto la guida di Gaetano Barba, si riconducono, tra gli altri, alla cappella, situata al terzo piano, ma di cui nulla trapela dell’arredo. Lavori di restauro e manutenzione furono eseguiti da Giovanni Masiello, limitati alla decorazione pittorica e al restauro dell’arredo. L’interesse degli Albertini, oltre che al restauro dell’edificio, fu rivolto alla risoluzione dei problemi collegati alla strada, ai contrasti con vicino convento dei Teresiani, e all’acquisto del giardino, presenza quasi d’obbligo nelle dimore nobiliari dell’epoca. Lavori nell’appartamento del conte Diego Gentile – Furono affidati dalla principessa di Cimitile all’ architetto Giuseppe Vastarelli, come riportato dall’atto che si trova nel paragrafo del volume. L’appartamento comprendeva uno studio e due stanze per le donne, oltre alle consuete sale, anticamera, galleria e camera da letto. Curioso il riferimento riportato nell’atto relativo alla riparazione fatta allo scuro della finestra del riposto. Ma va compreso, se si pensa che quello della sicurezza dell’ambiente urbano e degli stessi edifici, era un problema che affligeva il,quartiere Stella e la strada che conduceva a Capodimonte. Successivi interventi di decorazione, restauro e manutenzione – Proseguendo nella lettura del volume, giungiamo all’ultimo paragrafo. Veniamo a conoscenza degli affittuari che si alternavano nell’occupazione dell’edificio, di stato sociale vario. Tra questi: Giuseppe d’Aquino duca di Casoli, il marchese S. Giorgio Francesco Barbato,  il marchesini S. Giorgio Gustavo Barbaro, il duca Mignano Nunziante, la principessa di Ottajano, il commendatore Giuseppe Zelo. Nel paragrafo il testo relativo agli accordi in merito al fitto, dal quale si ricava la consistenza dell’appartamento. Analitica e dettagliata, oserei dire affascinante, rendendola quasi visiva, è la descrizione degli interni dell’appartamento del principe. L’autrice così, nella  conclusione: <<Naturalmente il mio lavoro non pretende di essere esaustivo […] Tuttavia quanto è emerso nel corso della mia ricerca ha permesso di conoscere in contributo di diversi importanti architetti che finora non erano stati associati al palazzo Albertini, e quello, finora inedito, di numerosi artigiani che vi hanno lavorato>>. Il volume di conclude con l’Appendice documentaria, ricca di illustrazioni di esterni ed interni del palazzo, con dettagli fotografici di notevole gradimento.

L’autrice – Napoletana, classe 1955, già borsista dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici e socia ordinaria della Società nazionale di Scienze, Lettere e Arti in Napoli – Accademia di Archeologia Lettere e Belle Arti,  si occupa di storia dell’arte in svariati ambiti di ricerca, dall’antico al contemporaneo.