Lo scorso giovedì 13 gennaio, presso la sala conferenze della biblioteca della diocesi di Caserta, è stata celebrata a livello locale la Giornata dell’approfondimento e dello sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei. Nel pieno rispetto delle regole anticovid, ha avuto luogo un interessante incontro, nel corso del qualePadre Edoardo Scognamiglio, teologo e direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della diocesi di Caserta, ha introdotto i lavori sottolineando l’importanza del dialogo ebraico-cristiano, che favorisce anche lo sviluppo del dialogo ecumenico. La Giornata, infatti, precede la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, promossa dal 1990 dalla Conferenza episcopale italiana – Commissione per l’ecumenismo e il dialogo, congiuntamente all’Assemblea rabbinica d’Italia nella scelta del tema e nella preparazione del Sussidio. Quest’anno il tema è stato scelto congiuntamente da cattolici ed ebrei a livello locale. Come Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso della diocesi di Caserta, assieme a Rav Ariel Finzi, rabbino della Comunità ebraica di Napoli, si è convenuto di trattare come tema ‘Il Libro dei Giudici capitolo 5: il Cantico di Deborah’.
Nel corso dell’incontro, il Rabbino della Comunità ebraica di Napoli, Rav Ariel Finzi, in collegamento da remoto, ha commentato i capitoli 4 e 5 del Libro dei Giudici, relativi alla vicenda di Deborah e al suo Cantico, accennando anche ad altri Giudici, particolarmente a Sansone, il più noto. Deborah è l’unica donna che nel Tanak (Bibbia ebraica) denominata Giudice, guida carismatica del suo popolo, poiché – ha affermato Rav Finzi – risolveva le dispute che sorgevano ed emetteva gli ordini sotto la palma tra Rama e Betel, sulle montagne di Efraim (Gdc 4,5). L’apice del Libro dei Giudici è il Cantico di Deborah, che il relatore della Comunità ebraica ha messo in relazione al Cantico di Myriam, sorella di Mosè, che ha intonato il canto di liberazione nell’uscita dall’Egitto. Rav Finzi ha delineato la storia di Deborah, il cui nome significa ape, definita madre d’Israele dal Testo sacro, titolo di grande onore come quello delle Matriarche, donna con il carisma della profezia, moglie di Lappidot, anch’egli un Giudice d’Israele.
Ha fatto poi seguito l’intervento della professoressa Lucia Antinucci, Presidente dell’Amicizia ebraico-cristiana di Napoli, che ha sottolineato come il dialogo ebraico-cristiano sia una scelta irreversibile per la Chiesa cattolica, a cominciare dal Concilio Vaticano II. La Dichiarazione Nostra Aetate n. 4 evidenzia il vincolo profondo con l’ebraismo perché il cristianesimo deriva dall’ebraismo. Bisogna realizzare, attraverso una capillare azione di formazione, il superamento dei pregiudizi e bisogna collaborare con i fratelli ed amici ebrei per superare l’antisemitismo, promuovendo la pace e la giustizia nella società. Bisogna conoscere e approfondire l’ebraismo, rispettandolo anche nella sua diversità dal cristianesimo, poiché la profonda amicizia si attua proprio nel rispetto reciproco.
È intervenuto infine il vescovo di Caserta, monsignor Pietro Lagnese, che ha porto il suo saluto ai relatori e all’assemblea. Il vescovo ha pure richiamato l’importanza del dialogo ebraico-cristiano e ha evidenziato varie donne della Bibbia, come le levatrici d’Israele al tempo dell’Esodo e Myriam di Nazaret, il cui Cantico (il Magnificat) richiama proprio il Cantico di Deborah. Monsignor Lagnese ha poi sottolineato che la logica di Dio è quella di scegliere i piccoli e i deboli per realizzare la sua opera di salvezza, come emerge dalla storia di Deborah e di altre donne della Bibbia.
Nonostante le difficoltà create dalla pandemia, c’è stata una buona partecipazione all’evento ebraico-cattolico, con una rappresentanza del Centro italiano femminile, del Centro studi francescani per il dialogo interreligioso e le culture e del Movimento Pax Christi. Nel salutare e ringraziare i convenuti, Padre Scognamiglio ha espresso l’auspicio di poter realizzare un incontro in presenza con rav Ariel Finzi per approfondire sempre più l’amicizia tra ebrei e cristiani, segno di pace e fraternità universale.