Nella Napoli degli inizi del Novecento, tra le classi meno agiate, le donne curavano i loro capelli a domicilio, senza recarsi da parrucchieri o altri tipi di botteghe adibite a questo servizio. Colei che si occupava delle teste femminili dei ceti medi e popolari era “la capera”. Il suo evocava un mestiere duro, costituito da arrampicate per vicoli e per scale; la capera era inoltre costretta a subire lamentele di una clientela esigente e, infatti, il proverbio dice : " ‘o denaro d’ ‘a capera è denaro ca sape ‘e fele". Di solito, era una giovane popolana, per lo pìù nubile e aggraziata, dotata di uno spiccato gusto verso il bello che si palesava nel modo di vestire e, soprattutto, nello sfoggio di acconciature moderne. La capera, recandosi nelle case altrui, veniva a conoscenza di fatti e segreti, specialmente quelli amorosi, raccoglieva indiscrezioni e sfoghi e non si faceva pregare due volte per raccontarli alle vicine. Così, tra un tocco d’arte e l’altro, nel tentativo di far sparire i primi capelli bianchi, nella tradizione napoletana questa antica pettanitrace svolgeva anche il ruolo degli attuali giornaletti di gossip.