IO, DON GIOVANNI di CARLOS SAURA ITA-SPA-AUSTRIA, 09.
Lorenzo Da Ponte, avventuriero e “cosmopolita” (A.Gramsci), librettista d’opera e sciupafemmine: da Venezia a Vienna insieme a Mozart, per creare nel 1787 uno dei più grandi capolavori:”Don Giovanni”. Un film strano, complesso e difficile. Si pone come un ipertesto sull’opera di Mozart. Noi assistiamo, quasi in tempo reale, alla sovrapposizione tra l’esperienza biografica di Da Ponte, allievo e confratello di Casanova nella Massoneria, e la sua trasfigurazione letteraria-operistica nell’opera mozartiana. Il libretto dapontiano è di elegante forza poetica, ma, nello stesso tempo, di una grande duttilità funzionale alle esigenze del “linguaggio” musicale. Il suo sapersi genialmente coniugare con l’immortale musica mozartiana ha reso un servigio non di poco peso alla riuscita dell’opera. Il film, grazie alla fotografia di Vittorio Storaro, esplora livelli espressivi molto audaci (anche se non del tutto nuovi). Che passano dal cinema al teatro-cinema, in cui, cioè, la finzione scenografica diviene particolarmente e volutamente evidente, con coerenza e continuità narrative. Che vengono dalla forte identificazione tematica: quella relativa all’illustrazione illuministica dell’assoluta indipendenza e autonomia di pensiero di Don Giovanni, sottratto al suo banale destino di tombeur irredento.