Oro rosso di Jafar Panahi, Iran, 2003.
Hussein svolge attività piuttosto umili in una Teheran, vivendo un’esistenza ristretta e triste, guardando con rancore misto ad impotenza quelli che ostentano ricchezze per lui inarrivabili. Decide allora di rapinare una gioielleria: ed è proprio così che comincia il film, per poi andare a ritroso con un lungo flashback e raccontare tutta la disperazione del personaggio. Si tratta di un film che, nella sua essenzialità, nel suo essere asciutto, riesce a trasmettere emozioni forti, tenendo lo spettatore sempre attento, sveglio, teso. Struttura circolare, anulare, che ricorda molto, a livello di tecnica narrativa, Il Cerchio, altro capolavoro di Jafar Panahi, esponente di una cinematografia, quale quella iraniana, che neppure un regime oscurantista riuscirà mai distruggere del tutto e che di sicuro partorirà ancora grandi film di libertà.