21 è il numero a cui puntare nel Blackjack, gioco attorno al quale è costruito il film. Tratto da una storia vera, 21 racconta le gesta di un gruppo di cervelloni dell’MIT, tra cui il protagonista Ben Campbell, studente modello durante la settimana e giocatore vincente sotto falsa identità nei week-end a Las Vegas. Mentore del gruppo è Kevin Spacey, alias Micky Rose, professore che recluta i membri del club durante i suoi corsi e che ha elaborato un sistema infallibile per vincere, basato su segnali e conteggi matematici e probabilistici. Ben decide di partecipare alle spedizioni per pagarsi l’università ma ben presto rimane affascinato dalla facilità con la quale riesce a mettere da parte ingenti somme di danaro. Ovviamente il giocattolo si rompe, ed a farlo è la security di uno dei casinò, sempre attenti a scovare i “contatori”. Ne nascerà un’intrigante rincorsa tra Ben, il professore e la security. Peccato che la storia sia troppo semplice per i 125 minuti del film. Dopo la prima ora già si ha la sensazione che le scene si stiano ripetendo senza mai offrire alcunché di nuovo; dopo un’ora e mezza la maggior parte degli spettatori non vede l’ora che il finisca, ignara dei 30 minuti e più che li attendono. La regia di Robert Liketic è anche gradevole, ma tutto il suo apprezzabile lavoro è, in definitiva, vanificato dall’insostenibile lunghezza della pellicola.