Sabato 25 settembre, a Reggio Calabria, una ragazzina di soli 15 anni sfilava nel corteo contro la ‘ndrangheta con uno striscione sul quale erano impresse queste parole: «La ’ndrangheta è viva e marcia insieme a noi». Una frase che sintetizza perfettamente la situazione della Calabria di oggi e che Nino Amadore, giornalista del Sole 24Ore, prova a indagare nel libro in uscita per i “tipi” della casa editrice Rubbettino, intitolato non a caso “La Calabria sottosopra”.
Non si tratta della solita inchiesta sui clan, le loro violenze, gli intrighi, le alleanze, i tradimenti e le efferatezze, bensì di una ricerca sulla contaminazione culturale che la ‘ndrangheta ha saputo realizzare, arrivando per mezzo dei suoi uomini ovunque fosse possibile arrivare e permeando qualsiasi realtà “permeabile” all’interno della regione e non solo.
Un libro che prova a raccontare le conseguenze concrete del sottosviluppo mafioso cui non sono estranee le scelte e le azioni di una classe dirigente troppo a lungo legata direttamente ai famigli delle ‘ndrine o alla loro subcultura mafiosa. Ma anche le scelte di una classe politica che si è allenata, a destra come a sinistra, a rappresentare interessi molto spesso “opachi”. Così la rappresentanza dell’illegalità è diventata un fatto naturale, scontato, tanto da far apparire folle chi osa ribellarsi al potere costituito, che qui non è rappresentato dallo stato, bensì da un potere “parallelo”.
Nino Amadore, giornalista messinese, dal 2003 redattore a Palermo de «Il Sole 24 Ore». Ha cominciato a scrivere nel 1989, quando era ancora studente di Scienze Politiche a Messina, come corrispondente per il quotidiano «La Sicilia» e ha successivamente collaborato con numerosi altri giornali. È autore del libro La zona grigia, professionisti al servizio della mafia (La Zisa editore, 2007) e coautore, con Serena Uccello, del volume L’isola civile, le aziende siciliane contro la mafia (Einaudi, 2009). Inoltre, è autore del saggio sul giornalismo di inchiesta nel manuale Studiare da giornalista.