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Dai bordelli dei Quartieri alla Legge Merlin: un mestiere senza tempo

Quando si parla del “mestiere più antico del mondo” tutti sappiamo a cosa ci si sta riferendo. Nella Napoli dei tempi passati vi era una discreta concentrazione di luoghi dove il piacere regnava sovrano, bordelli o case di tolleranza che dir si voglia. Concentrati per la maggior marte nei vicoli malfamati dei quartieri spagnoli della seconda metà dell’800, le case chiuse  erano definite così a causa di un decreto legge che imponeva di tenere le imposte chiuse onde evitare imbarazzanti siparietti erotici al dirimpettaio. Da via Chiaia ai già citati Quartieri Spagnoli, fino al 1958 si contavano all’incirca novecento case chiuse in un totale che comprendeva quelle regolamentate e quelle illegali. Il piacere si vendeva decisamente a tutti i prezzi, coprendo così una vasta fascia di clientela che andava dai meno abbienti ai clienti più facoltosi: non c’erano grosse limitazioni, ci si orientava in base alle personali esigenze economiche e i prezzi oscillavano dalle 3 alle 15 lire.

Curiosa però è l’origine etimologica della parola “bordello”. Come mai le case del piacere venivano chiamate così?

Dobbiamo fare un passo indietro, più precisamente all’epoca di Filippo IV re di Francia, che con un editto stabilì che la prostituzione doveva avvenire su appositi barconi preparati con cura per esercitare la “professione”   in condizioni idonee anche sotto l’aspetto sanitario, disposti lungo un corso d’acqua o un lago; la dicitura francese, quindi, era “au bord de l’eau” (pronuncia “o bor de lò”). Da questa assonanza fonetica nasce la parola italiana “bordello”.

Purtroppo regolamentare la prostituzione non è sempre facile: dai barconi alle case vere e proprie prima della legge Merlin alle signorine “in vetrina” dei paesi bassi che oggigiorno fanno ancora chiacchierare, in ciascuna epoca si sente sempre il bisogno di circoscrivere e delimitare i confini di queste attività “chiacchierate”.

Qualcosa però, anche in Italia, è iniziato a cambiare dal secondo dopoguerra: anzichè sui confini entro i quali delimitare questa attività, si è iniziato a discutere sulla sua stessa liceità. Con la senatrice Merlin, a partire dal 1948, si è dato il via ad una guerra contro la prostituzione legale. Nella maggior parte dei paesi europei, l’arte del meretricio era stata ufficialmente abolita: lo stato non regolamentava più questa attività divenendo così ufficialmente illegale. Una battaglia durata circa dieci anni e portata avanti dalla senatrice Merlin con coraggio e dedizione, nonostante le minacce e le intimidazioni. Come lei stessa ha più volte affermato, l’intento non era quello di cancellare la prostituzione o debellarlo come fenomeno, lo scopo era quello di abolire la regolamentazione del “mestiere”. Era quello il punto cardine di tutta la sua linea di pensiero.

Il 20 febbraio del 1958 entrava in vigore la legge n°75, meglio nota come legge Merlin con la quale veniva messa la parola fine alla regolamentazione della prostituzione e allo sfruttamento legale della stessa.

Da allora non è soltanto cambiata una legge, ma soprattutto si è data una decisa sterzata nel sentire comune sul fatto che la donna potesse essere sfruttata e comprata anche col benestare dello Stato.

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