All’Istituto Superiore di Scienze Religiose Donnaregina di Napoli, il dialogo interreligioso è di casa ormai da diversi decenni. Per questo, la IX giornata del dialogo cristiano-islamico, tenutasi lo scorso 27 ottobre, non poteva avere location migliore del cortile dei Girolamini di via Duomo, sede del prestigioso polo teologico laicale napoletano.
‹‹Amare la Terra e tutti gli esseri viventi›› è stato il titolo di questo incontro, che ha avuto al centro del dibattito il tema della salvaguardia del creato secondo il cristianesimo e secondo l’islam.
Ad aprire i lavori, il biblista Don Gaetano Castello, che insieme a Monsignor Mario Cinti dirige l’Equipe Diocesana per l’Ecumenismo ed il Dialogo Interreligioso. Oggetto della sua relazione, l’atteggiamento verso la natura ispirato dalle Scritture e dalla spiritualità cristiana. Un atteggiamento che nei secoli ha avuto probabilmente in Francesco D’Assisi la sua massima espressione e nel Cantico delle Creature la sua celebrazione.
È stata poi la volta di Massimo Cozzolino, direttore della Moschea di Piazza Mercato, che nel proprio intervento ha sottolineato il ruolo preminente dell’uomo nel creato e nella sua tutela. Nel Corano e nella Sunna, come del resto nella Bibbia, ‹‹l’uomo emerge sulle altre cose in maniera eminente (…) ha una indiscussa superiorità sul creato››. Una superiorità che non deve tradursi in un dispotismo dell’uomo sulla natura, in un insensato e sregolato consumare la natura a proprio piacimento, ma deve essere un adempimento del “mandato di cura” affidato all’uomo da Allah stesso.
In conclusione, cristiani ed islamici si sono ritrovati uniti nell’affermare la necessità di un primato dell’etica sulla tecnica, di un’armonizzazione tra politiche di sviluppo e politiche ambientali, di un cambiamento di certi stili di vita (basti pensare alla necessità di realizzare a Napoli la raccolta differenziata), di una “risposta spirituale” alla questione ambientale.
Per affrontare alla giusta maniera la questione dell’ecologia, infatti, è necessario non de-sacralizzare la natura, non depauperare il creato del suo significato più profondo, che gli deriva dal rapporto comunicativo col Creatore, dal suo rimandare al Creatore. Perdere di vista questo rapporto, cancellare questa sacralità porta ai tristi risultati dei nostri giorni. Terzigno docet.