Carissimi lettori,
ai più affezionati tra voi sicuramente non sarà sfuggito un articolo pubblicato lo scorso 2 novembre dal nostro giornale. Un articolo che oserei definire “singolare”, non tanto per il contenuto, quanto per la sua collocazione nella nostra rubrica di attualità ed eventi.
Voi tutti, infatti, sapete bene che Città del Monte è un periodico culturale e che, nella stragrande maggioranza dei casi, i nostri articoli trattano appunto di cultura e di eventi legati al nostro territorio. Ciononostante, martedì scorso abbiamo pubblicato la notizia del ritrovamento di un cadavere al largo della linea costiera tra Torre del Greco e Torre Annunziata.
Non l’abbiamo fatto per tradire la nostra tradizione di giornale culturale, ma per offrire ai nostri lettori con tempestività e precisione una notizia che fino a quel momento non era stata diffusa da alcun portale d’informazione.
Erano appena le 17.14, infatti, quando il nostro giornale ha diffuso la notizia della macabra scoperta nelle acque coralline. Ma torniamo a quanto promesso nel titolo di questo articolo, ovvero alla cronaca delle fasi che hanno avuto come epilogo finale la pubblicazione dello scoop.
La notizia era giunta in redazione qualche decina di minuti prima. Il direttore me l’ha immediatamente comunicata e mi ha subito manifestato i suoi pensieri, le sue perplessità.
Il suo secondo pensiero è stato: <<non vorrei battere la notizia….siamo un giornale culturale, perché dovremmo darla proprio noi?>>; ma allo stesso tempo diceva <<però riguarda il nostro territorio e nessuno l’ha ancora data…forse lo dobbiamo ai nostri lettori…si, lo dobbiamo a loro>>.
In pochi minuti, abbiamo condotto una fitta ricerca tra le notizie in rete. Nessuno aveva parlato del ritrovamento. Il tempo di buttare giù un articolo-flash a quattro mani, poi un ultimo controllo sui motori di ricerca: nessuno aveva battuto ancora la notizia. Allora al bando gli indugi e via col click per la procedura di pubblicazione. Il pezzo è in rete. Ancora una ricerca e ancora una conferma, l’ennesima: si, l’abbiamo data per primi.
Erano le 17.14. Solo più tardi l’informazione è stata ripresa on.line dai principali media locali e nazionali. Da Napoli a Brescia, da Roma fino all’Adige, i media italiani on.line hanno seguito a ruota Città del Monte.
Alcuni hanno aggiunto dettagli da noi non riportati. Molti hanno palesemente attinto al nostro breve articolo, cambiando qualche parola e rimaneggiando il periodare.
Non ci aspettavamo di essere citati né tantomeno ringraziati. Ci basta la consapevolezza di essere stati i primi, fedeli al motto latino Semel primi, semper primi.
Molti forse penseranno che questo articolo è autocelebrativo, autoreferenziale e chi più “auto-” ha più ne metta. In realtà, la consapevolezza di essere stati i primi non vogliamo appuntarcela sul petto come coccarda da esibire, ma la stiamo presentando, con questo articolo, ai nostri più cari lettori, per rendere testimonianza della passione con la quale facciamo il nostro mestiere, di quello spirito che ci porta a mettere sempre il lettore al primo posto.
E proprio il nostro lettore più attento, a questo punto, si sarà reso conto che finora ho riferito quale fu il secondo pensiero che il direttore mi manifestò nel comunicarmi la notizia, ma non ho parlato del primo.
Il suo primo pensiero andò al morto. <<Sembra quasi uno scherzo del destino: un cadavere viene a galla nel giorno della commemorazione dei defunti. Pare quasi che l’abbia voluto lui….che abbia voluto farsi trovare, ricordare, per riposare>>.
Non è affatto sottile la linea che separa chi, nell’apprendere questa notizia, pensa prima di tutto a diffonderla e a battere gli altri sul tempo, chi nel morto vede solo la possibilità dello scoop, da chi dedica un pensiero all’uomo che non c’è più, all’uomo scomparso dalla vita e dalla vista, disperso e ritrovato, morto, nel giorno dei morti.
Un uomo è un uomo, non è una notizia. Un uomo è irriducibile a velina d’agenzia di stampa.
E dopo i frenetici minuti che hanno preceduto e accompagnato la pubblicazione, è stato il momento del silenzio. Un silenzio riempito di pensieri e preghiere. Silenzio intimo. Un silenzio che, tanto per il laico quanto per l’uomo di fede, dovrebbe pur sempre essere “sacro” di fronte alla morte.