Dopo i pastori “vip” dei presepi di San Gregorio Armeno, Napoli si guadagna un altro primato: patria dei costumi di carnevale più originali e discussi in Italia. Qualche settimana fa finì nei servizi di molti tg nazionali la notizia che in un negozio della “Napoli bene” era comparso un costume per bambini quantomeno “discutibile”. Non un costume di quelli classici, ma quello del piccolo mafioso: completino giacca e pantalone gessato con tanto di camicina e cravatta in perfetto stile “padrino”. Inutile ricordare l’ondata di indignazione dei genitori dei piccoli alla ricerca del costume per questo carnevale 2011. Molti hanno definito di dubbio gusto la scelta di rappresentare una maschera ispirata ad un modello diseducativo e inadeguato per un bambino. A smorzare i toni ci ha pensato il commerciante dell’abito “incriminato” spiegando che il costume va preso con la stessa ironia con cui si vive tutto il clima carnevalesco.
Ma Napoli si sa, non finisce mai di stupire. Ed ecco spuntare dopo pochi giorni in un noto negozio del rione Sanità la maschera di “zio Michele” e di “Ruby Biancaneve”. Anche in questo caso non sono mancate le polemiche: alcune mamme del quartiere sono insorte per denunciare l’esposizione di un costume che in fatto di originalità, ad oggi, è effettivamente imbattibile. La trasposizione della figura dello zio, indagato per l’assassinio della nipote quindicenne, ha acceso una polemica dai toni forti. Anche in questo caso il proprietario del negozio ha risposto alle critiche precisando che il costume di zio Michele non è altro che il costume di un contadino con l’aggiunta di un cappello da pescatore e di una corda che rende riconoscibile il personaggio. L’intenzione più che ironica è senza dubbio commerciale. Resta il fatto che a detta degli stessi venditori i bambini dimostrano di avere meno gusto per l’orrido e, forse, un pochino di sobrietà in più, dal momento che la maggior parte di loro preferisce i classici ed intramontabili costumi da damina e supereroe.