<<I fucili sparavano, l’aria tremava, il sangue ancora caldo fumava>>.
Un eccidio di cui non tutti sono a conoscenza. Una strage forse troppo anonima che ora, grazie anche ad Alberto Gambato, ritrova spazio nell’attualità per commemorare quei tanti morti. Questo giovane regista di Rovigo racconta, attraverso un documentario, quello che è accaduto tra il 14 e il 15 ottobre 1944, quando i tedeschi ordinarono l’esecuzione di 54 persone tra civili e partigiani. Per l’assurda regola dell’ 1- 10 (per ogni tedesco morto 10 italiani dovevano essere eliminati), bambini e vecchi non furono risparmiati .
Poche, troppo poche le notizie su ciò che è accaduto quel giorno. Quasi come se non facesse parte della storia.
Tra qualche giorno ricorrerà il tanto discusso, raccontato, atteso, evento dei 150 anni dell’Unità d’Italia; evento per il quale si è proclamato un giorno di festa nazionale. Si sono aperti dibattiti in tutti i salotti televisivi, sono state coinvolte tutte le fazioni politiche, tutti i colori, e tutti, fatta eccezione per alcune fasce politiche estreme, sono uniti per ricordare questo grande evento. Ciò che però, nell’entusiasmo dei festeggiamenti, spesso sfugge cade nell’ombra. Come accade per le tante e sanguinosissime stragi che sono state perpetrate e nelle quali sono morti partigiani e civili. Come a Villamarzana a Gubbio, a Sant’Anna di Stazzema, a Civitella, Guardistallo e tante, tantissime altre mai conosciute, ma che hanno fatto parte della nostra storia e della nostra tanto festeggiata unità.