Fortemente atteso dai cittadini, nei giorni 12 e 13 settembre, il giglio in onore di San Rocco è tornato a far capolino tra le strette vie di Villaricca, paese della provincia nord di Napoli, riproponendo, al chiaro di luminarie e fuochi d’artificio, una religiosità popolare e devozionale intimamente radicata. Sacro e profano si ritrovano in piazza, si stringono la mano, si fondono l’uno nell’altro: da un lato la festa religiosa, con le Sante Messe e e altre importanti celebrazioni che interessano soprattutto il centro storico; dall’altro, un appuntamento con la tradizione, con l’obelisco che balla, si arresta, si volta qua e là. Anche chi è nato e cresciuto in questo paese guarda ogni anno con rinnovato stupore la fatica con cui la paranza bruscianese (riconfermata per il prossimo anno dall’assessore alla cultura Giovanni Granata) si muove lentamente a ritmo di musica, mescolando il sudore di chi lo fa per mestiere con la fede di chi, per un voto, si infila sotto le varre e prende sulle spalle il peso del suo essere cristiano. L’inno alla Vergine si alterna con le note canzoni popolari, interpretate dall’orchestra dei Fratelli Fiorino e dalla straordinaria voce di Peppe Carosone. Tutt’intorno, la folla di quanti, autotassandosi, hanno voluto salvaguardare un momento di festa comunitaria: gli assessori e i cittadini. A loro va il ringraziamento del sindaco, Francesco Gaudieri, che ha contribuito con cinquemila euro alla sola spesa delle luminarie. Forse in pochi avranno associato il giglio ai culti fallici coi quali gli antichi romani si assicuravano fertilità e prosperità. Eppure l’idea che la festa d’inizio settembre sia di buon augurio per il nuovo anno accomuna un po’ tutti, anziani e bambini.