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Torre del Greco, le rivelazioni di Luciano Moggi

Un grande afflusso di gente – tifosi juventini e non – ha salutato l’arrivo nella città corallina di Luciano Moggi, al Circolo dei professionisti.
Incontro patrocinato dalla Pro Loco di Torre del Greco e dedicato alla presentazione del libro Il calcio alla sbarra di Oliviero Beha. La recente pubblicazione (luglio 2011 – ndr) offre un approfondimento dell’inchiesta Calciopoli dal punto di vista di chi – come l’autore Oliviero Beha – ha seguito dall’inizio fino ad oggi le fasi del processo a Luciano Moggi e alla cosiddetta Cupola del pallone.
Moderatore del dibattito il padrone di casa Angelo Ciaravolo, che ha passato la parola all’autore del libro – giornalista Rai ed editorialista de Il fatto quotidiano – dopo l’apertura di Luciano Moggi.
Non ha risparmiato nessuno l’ex dirigente juventino, dal 2005 ad oggi bersaglio dei pm napoletani che aprirono il fascicolo che ha smascherato scommesse e partite truccate.
Un giro di denaro definito la vera rovina del calcio italiano sia dallo stesso Moggi sia dell’avvocato Gennaro Torrese, presidente dell’Ordine Avvocati di Torre Annunziata, intervenuto al dibattito.
<<Io non mi meraviglio più di quello che scrivono i giornali, dopo che già nel 2006 lessi su La Gazzetta dello sport quel titolone che recitava ‘Processateli!’. Eravamo soltanto dei personaggi scomodi e siamo stati fatti fuori perché non aiutavamo a vincere chi non ne era capace con i propri mezzi>> è stato il commento a caldo di Moggi. Una mossa davvero ardita e coraggiosa che, cavalcando l’onda del facile entusiasmo dei tifosi juventini presenti in sala, ha ripercorso le tappe di questi ultimi anni di indagini e intercettazioni telefoniche che hanno inchiodato i responsabili.


Un rapido excursus su atti, procedimenti penali e mezzi di prova da tempo sotto gli occhi dell’opinione pubblica – quella che Moggi ha definito <<quel sentimento popolare che ha reso il processo totalmente anomalo>>.
Nomi illustri sono usciti dal cilindro del leader di Scommettopoli. Procuratori a capo dell’indagine come Narducci, Palazzi e Auricchio, ma soprattutto riferimenti a partite truccate di squadre come Milan e Inter, senza risparmiare nemmeno il defunto Giacinto Facchetti. A detta di Moggi <<arbitri che hanno commesso degli errori in alcune partite sono stati ridotti sul lastrico. Faccio il nome di Pieri e Bertini, rei di non aver visto determinati falli e puntualmente additati come soldati nostri (ovvero al servizio della famosa triade Moggi-Giraudo-Bettega – ndr)>>.
Insomma una serata ricca di rivelazioni scottanti ma, al tempo stesso, prevedibile panegirico di una squadra su tutte – la Juventus – che, stando alle parole di Moggi, resta l’unica vera vittima del sistema.

Juventini a parte, però, le rivelazioni di Big Luciano, invece di far luce sulla infame vicenda di Calciopoli, hanno lasciato perplessi molti dei presenti, che continueranno a chiedersi come possano essere considerate fortuite coincidenze quelle che portavano la Juventus a vincere spesso e volentieri grazie a rigori inesistenti, espulsioni ed ammonizioni inventate (quelle pro Juve) o ignorate (quelle anti-Juve), nonchè punizioni, fuorigioco, calci d’angolo, tempi di recupero, e chi più ne ha più ne metta, negati o attribuiti con una innegabile fantasia interpretativa da parte dei direttori di gara. Fu vera Cupola? L’ardua sentenza, prima che ai posteri, spetta per ora soltanto ai tribunali.

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