Un sogno accorcia le distanze tra Caserta e Senegal. Qui viviamo all’ombra della Reggia. Lì si vive sotto il sole bruciante e l’ombra di un baobab è salutata come la manna che manca, come l’acqua semipotabile trasportata dai bambini per chilometri in bagnarole di fortuna. Grazie a quel sogno i paralleli che ci dividono sono divenuti un dettaglio, stretti quanto la piccola mappa di un immenso tesoro.
Il tesoro si chiama Africa e un gruppo di intrepidi casertani ha scelto un piccolo villaggio a Sud di Dakar per iniziare il suo viaggio-senza-fine. La maestra-scrittrice Angelica Del Vecchio, il regista Angelo Mozzillo, il producer Angelo Agnisola, il musicista Emilio Di Donato e il gruppo di tecnici audio-video impegnati nel progetto Jere Jef sono comuni mortali. Non si sono svegliati con l’esotica voglia d’Africa nel cassetto, ma hanno lavorato, ciascuno con le rispettive competenze didattiche, ludiche, musicali ed artistiche, per portare qualcosa al continente nero. Per riceverne in cambio molto di più. L’ultima (ma solo in ordine cronologico) tappa del viaggio è stata vissuta al Cineclub Vittoria di Casagiove, giovedì 6 ottobre, per la presentazione del cortometraggio Jere Jef (tra l’altro finalista al Giffoni Film Festival). Il viaggio-film si è realizzato grazie all’intreccio sapiente di menti, cuori e know-how dell’Istituto Comprensivo Statale Ruggiero di Caserta e dell’Associazione Caserta Musica & Arte, con l’obiettivo di unire artisti e bambini casertani attraverso la musica.
Il protagonista di Jere Jef intuisce che il solo modo per realizzare i propri sogni è svegliarsi. Aiutato dal mare scoprirà che nessun miraggio è così effimero da non poterlo abbracciare.
La serata Jere Jef è stata anche e soprattutto occasione per presentare l’Associazione I bambini di Ornella di Kelle, centro d’accoglienza per tanti piccoli talibé (bambini dediti all’elemosina) strappati alla strada per ricevere un pezzetto di libertà attraverso il pensiero critico garantito dall’istruzione. Il suo fondatore e amatissimo capo- tribù si chiama Severino Proserpio. Comasco d’origine, ha deciso di trasferirsi in Senegal, e oggi più che mai dice di sentirsi casertano nel cuore: forse perché ha compreso che quel ramo del lago di Como volge pur sempre a Mezzogiorno…
Dopo una serata di immagini, suoni e suggestioni, a Severino e alla platea non rimane che la parola più bella da pronunciare dopo un viaggio; quella più difficile da dire quando il cammino è pieno di avversità: Grazie, che in lingua wolof si traduce in un musicaleJere Jef.