Nella zona sud-est degli scavi archeologici di Pompei si rinnova, per la dodicesima edizione, il connubio tra arte, scienza e gusto. Il taglio delle uve, organizzato come da tradizione presso il vigneto del Triclinio, mostra nelle due varianti di Piedirosso e Sciascinoso i frutti del consolidato matrimonio tra archeologia e botanica. Lo studio dei pollini, l’analisi degli affreschi e delle fonti letterarie hanno, infatti, consentito di riconoscere nella Columbina purpurea l’antico vitigno pompeiano. Di qui la collaborazione tra la dottoressa Anna Maria Ciarallo, responsabile pro tempore del Laboratorio di Ricerche Applicate, e l’azienda vinicola Mastroberardino, con l’obiettivo comune di innestare nuove viti nei fori lasciati dalle originarie radici, rispettando il sistema di filari utilizzato nell’antica Roma. L’alta densità d’impianto (7000 ceppi per circa un ettaro di terreno) consente una resa ridotta, ma di altissima qualità. Il risultato è un vino pregiato, dal colore rosso rubino, speziato, avvolgente, strutturato. Villa dei Misteri, questo il suo nome, nasce dal desiderio di <<evidenziare una Pompei viva>>, come ha dichiarato il dottor Ernesto De Carolis,l’archeologo che ha ereditato la direzione del progetto, dalla volontà di recuperare, accanto ad elementi politico-sociali, <<la vita quotidiana dei Romani del 79 d.C.>>. Gli esperti dell’azienda annunciano, intanto, di puntare alla coltivazione dell’Aglianico, prevedendo, con l’utilizzo di mezzo ettaro in più, il raddoppio del numero di bottiglie prodotte. Messaggero di una cultura ancora viva in Campania, il Rosso Pompeiano I.g.t. prende forma da una speciale intesa: la storia mette a disposizione un terreno vulcanico ricco di lapilli ed elementi minerali; la ricerca scientifica ritrova nei fori lasciati dalle antiche radici il punto di contatto tra passato e presente; il marchio Mastroberardino garantisce la qualità di un prodotto nuovo che lascia sul palato il retrogusto di una storia millenaria.
(foto di Francesca Oliverio)