A Napoli ogni vicolo, ogni stradina, ogni porta sembra condurre verso luoghi misteriosi che ci aprono a realtà ultraterrene. Ebbene sì, la nostra città sembra esser proprio un connubio tra la parte urbana, caotica e travolgente in cui viviamo quotidianamente e quella sottostante, buia ed arcana, dispensatrice di culti e leggende. La città di sopra e quella di sotto vivono in simbiosi ormai da secoli. Il punto di confine tra queste due realtà è rappresentato da storie che si celano nei sotterranei napoletani e che continuano ad affiorare in superficie, proprio come quelle legate al culto delle anime pezzentelle, nome con il quale il popolo designava i defunti di bassa estrazione sociale che non trovavano posto nelle sepolture pubbliche delle chiese. Vero e proprio culto, diffuso specialmente tra le donne, che prevede di donare sollievo a quelle anime che languono in purgatorio e che non hanno avuto degna sepoltura. Nei lunghi cunicoli sotterranei della misteriosa Napoli, dove si affollano resti umani, le donne dedite a questo culto scelgono un teschio decidendo di prendersene cura. Ogni cranio viene sistemato su fazzoletti ricamati, abbellito con fiori, lumini e rosari. A ciascuna testa adottata corrisponde un’anima pezzentella che riceverà costantemente preghiere, che le permetteranno di espiare ogni colpa e raggiungere l’agognato paradiso. In cambio essa apparirà in sogno al suo protettore rivelando, se vorrà, anche numeri vincenti da giocare al lotto. A Napoli sono tante le chiese che contengono cimiteri ossari nei quali veniva (e viene?) praticato questo culto. Tra queste, la celebre basilica di San Pietro ad Aram al corso Umberto e la famosa chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio in pieno centro storico, caratterizzata da una facciata macabra e tenebrosa con cancellate di ferro e teschi che sormontano i paletti d’ingresso. Leggenda vuole che toccandoli, al passaggio, si allontani il malocchio. Sono pochi quelli che non nascondono di crederci fermamente. Molti di più quelli che liquidano queste affermazioni come <<volgari superstizioni>>, ma che, passando dinanzi alla chiesa, distrattamente carezzano il teschio sperando di passare inosservati.