Eleven in September
di Silvia Tessitore
Edito da ilmiolibro.it
p. 214, 15,00 Euro.
Il mio tempo si è inceppato –
l’11 settembre 2001 – e non è più ripartito a dovere:
zoppica, balbetta, inciampa, soffre di lunghe apnee,
fatica come mai a trascinarmi oltre l’ostacolo di giornate sempre più brevi e pesanti,
inquiete e cerebrali. La storia non ha alcun bisogno di me, mi dicevo,
si lasci per lo meno raccontare.
Sono trascorsi dieci anni dai fatti dell’11 settembre 2001, eppure la percezione è ingannevole, il tempo sembra essersi fermato. Fiumi d’inchiostro sono stati versati e immagini terribili sono state trasmesse ininterrottamente, proposte e riproposte alla nostra attenzione. Ma non tutto è stato raccontato. Altre storie chiedevano asilo alle pagine di un libro, storie di testimoni fuori dai giochi politici, di gente normale che non ha alcuna voce in capitolo.
Eleven in September, da poco pubblicato con la formula del self-publishing dalla scrittrice e giornalista casertana Silvia Tessitore, ha contribuito a riempire questo vuoto.
Si tratta di un romanzo-reportage nel quale l’autrice ha provato a raccontare i fatti dell’11 Settembre 2001 dal punto di vista di alcuni superstiti, personalmente incontrati ed intervistati a New York quattro anni dopo, in occasione del suo primo viaggio negli USA. Nell’incedere del racconto non sentirete parlare di Bush o Bin Laden, se non di striscio, non leggerete di teorie del complotto o simili. Non si tratta un libro politico. L’obiettivo della Tessitore è un altro: raccontare storie di persone comuni, farlo per elaborare un enorme lutto personale e collettivo. E così, la cronaca delle giornate newyorkesi è intervallata da incontri con i testimoni, pagine di storia e commozione, parole pesanti come macigni, pronunciate con la difficoltà di chi è ancora alla ricerca di una pace interiore che stenta ad arrivare, persino a quattro anni di distanza ( le storie risalgono al 2005).
Forse è questo che accomuna le testimonianze: i protagonisti sono ancora su quelle torri, tentano ogni giorno di uscirne vivi, ogni risveglio è segnato da un ricordo che lacera i pensieri e paralizza l’azione. Insomma, in alcuni momenti, quando il libro richiama alla mente i fatti, diventa strumento vivo, lo stringiamo fra le mani con difficoltà. Fortunatamente però, tra una storia e l’altra, Silvia Tessitore allevia lo sgomento raccontandoci le sue giornate da turista; il dramma fa posto alla leggerezza e le parole scivolano via senza far male. In fondo s’intuisce il suo desiderio di voltare pagina e, soprattutto, la sua enorme e vitale curiosità. E’ la curiosità di chi non vuole sprecare neanche uno sguardo, di chi non vuole perdersi niente, non uno spicchio di cielo, tanta è stata l’attesa di conoscere finalmente la città amata, conosciuta un po’ per caso durante l’adolescenza e oggetto di immaginari viaggi grazie al romanzo di Fitzgerald, Il grande Gatsby.
Eleven in September è un libro estremamente sincero: i suoi racconti sono forti, a volte difficili da mandar giù, ma la voce appassionata che riempie le sue pagine merita senza dubbio di essere ascoltata.