Polentoni
di Lorenzo Del Boca
edizioni Mondadori
Milano, 2011
pp. 192
prezzo 16,50 euro
«Non un’Italia unita, nuova, ma un regno sabaudo allargato, che annette, conquista, impone ferocemente le sue regole e le sue misure».
Dopo aver affrontato questo tema in altri saggi, come Maledetti Savoia (1998) e Indietro Savioia. Storia controcorrente del risorgimento italiano (2003), Lorenzo del Boca, personalità di primissimo piano del giornalismo italiano, si inserisce con questo libro nel filone delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, entrando nel vivo della questione risorgimentale.
Qual è stato il prezzo da pagare per il Nord? La popolazione era pronta? Gli ideali erano portati avanti con fermezza? A tutte queste domande, Del Boca cerca di dare una risposta. Le sue idee si sviluppano su un piano fortemente polemico, volto a mettere in luce i lati oscurati dalla storiografia ufficiale.
È possibile che l’iniziatore del processo di unità, il conte Camillo Benso di Cavour, abbia dettato le sue ultime volontà il francese? È possibile che per convincere Napoleone ad appoggiare la causa risorgimentale sia stato necessario un lavoro di pubbliche relazioni di Virginia Oldoini Rapallini, cortigiana di lusso? Le risposte lasciano senza fiato. Ma allora su cosa si fonda la nostra Italia?
L’analisi prosegue in maniera dettagliata, descrivendo i fatti del Risorgimento in 12 capitoli dai titoli irriverenti .
Il nodo cruciale del libro è il problema dell’esistenza di una questione settentrionale. E’ vero che i nordisti hanno pagato tutte le conseguenze della cattiva gestione della politica economica al Sud? Esiste un Nord di persone oneste che da anni paga per un Sud sempre più sciupone? E’ vero che, a differenza di quanto accaduto al Nord, gli aiuti che sono arrivati nel meridione sono finiti nelle tasche dei privati, facendo degenerare una situazione già critica? Nord sfruttato e Sud sfruttatore?
Una divisione marcata, nell’Italia che probabilmente non si fonderà mai. Il tono dell’autore è irriverente, polemico, ma con la giusta carica di chi non la beve. La passione si esprime nelle pagine con una tormentata violenza nell’uso delle parole.
Un libro che resta nella testa, fa porre tante domande, specie nel finale. Il paragone con la parabola di San Martino e il mondo della politica è estraniante, ma d’effetto. Perchè, come dice l’autore, <<la carità eccessiva diventa un boomerang e può trasformarsi in pericolo>>.