<<Sta per scoccare l’ora delle fate! Tanto di più domani dormiremo quanto abbiamo vegliato questa notte.
A letto, amici. Questa nostra festa deve durare ancor due settimane. Avremo ancora tempo
per altre danze e notturni diletti>>.
Una notte così la si vive poche volte nella vita. E’ una notte di incontri fatati, danze, amori equivoci e magia. E’ la notte divina del <<Sogno di una notte di mezza estate>> di William Shakespeare, interpretata da una giovanissima compagnia di attori e musicisti e diretta dal formidabile Carlo Cecchi, che ha preso parte alla pièce teatrale nella duplice veste di attore e regista. E’ calato il sipario sulle notti di Cecchi al teatro Bellini di Napoli, ora in scena a Firenze presso il teatro la Pergola. Idea nata nel 2009 come saggio di diploma degli allievi dell’Accademia Nazionale d’arte drammatica “Silvio D’Amico”, la performance ha riscosso nel tempo grandi successi.
Cecchi propone una delle commedie shakespeariane più belle e apprezzate, incentrata sulla tecnica meta-teatrale. In una dimensione fresca ed innovativa racconta le tre storie intrecciate che affollano il sogno shakespeariano attraverso le vicende di Lisandro, Demetrio, Elena ed Ermia, che compongono quella buffa compagnia di artigiani che porta in scena il mito di Tiramo e Tisbe in occasione delle nozze di Teseo, sovrano di Atene, con Ippolita.
La scenografia è essenziale. Pannelli bianchi sospesi, sorretti da giganti mollette. Sono gli attori a costruire la scena in itinere sotto lo sguardo degli spettatori. Grandi e morbidi cuscini arancioni vengono portati da un capo all’altro del palco prestandosi a lunghi sonni dei protagonisti e abitano il bosco fatato, rievocato da un tappeto srotolato in scena. Niente stoffe e materiali pregiati per i costumi ma solo plastica riciclata e un’esplosione di tulle dai colori sgargianti e vivaci che danno presto vita al palcoscenico, vuoto solo in apparenza. Un sottofondo musicale di un’orchestrina composta da batteria, basso elettrico, pianola e il dolce flauto dell’elfo Puck, suonati dagli stessi attori, incornicia con dolci melodie la rappresentazione.
Quello di Cecchi sembra esser proprio un teatro d’altri tempi. Nessun effetto spettacolare, se non quello di contare sulla bravura dei suoi giovani protagonisti. Artisti danzanti e suonatori danno un ritmo dinamico alla rappresentazione, tenendo sempre alta l’attenzione degli spettatori; stuzzicano la loro fantasia alla ricerca di un contatto diretto con il pubblico, che senza accorgersene viene sempre più coinvolto nel sogno…in una notte di mezza estate.