Anni 20: il football, da sport semiamatoriale e anarchico, diventa professionista e regolato. Jim Connelly, allenatore, giocatore e animatore di una scalcagnata squadra di provincia, è sul viale del tramonto. Investe soldi per mettere in squadra un giovane pseudo-eroe di guerra, divenuto un’attrazione, per salvare e stesso e la squadra. Sulle tracce delle balle di quest’ultimo c’è la bella e tosta giornalista Lexi. L’affascinante quarantasettenne Clooney, è alla sua terza regia, in questo film in cui è attore e produttore. Ambientato in un’America ancora lontana dalla crisi del’29, ne mostra comunque il lato non ricco, dal punto di vista sociale. Anzi, oltre all’ambientazione, anche l’identificazione lavorativa dei personaggi è fortemente in bilico tra povertà e sopravvivenza. Qui il football è uno sport in cui l’agonismo è ancora il collante principale, rispetto alle tecniche e ai regolamenti che sono per il momento aleatori. Sembra un’attività in cui fondamentalmente si “gioca” (“si paréa”), nel senso quasi infantile del termine, si fa spettacolo e si è “pure” pagati. L’alternativa è il duro lavoro sui campi o in miniera. E’ una fase ancora eroica, in cui sono sentiti e vissuti valori “autenticamente” americani, come il sano agonismo, la generosità individuale e collettiva; ma già premono meccanismi di mistificazione, come l’immagine-bufala dell‘eroe di guerra di Carter, che è usata sui cartelloni per pubblicizzare i dentifrici, o sul campo per attrarre spettatori. Il film ci restituisce una società che si autoproietta una fotografia ormai sbiadita di valori, che forse c’erano prima, ma che stanno per essere risolutamente soppiantati dalle logiche spietatamente capitalistiche. E’ una società ancora in trasformazione, cui però Jim oppone ancora il suo malinconico entusiasmo di ottimista inguaribile, che nell’amore conquistato in gara col giovane Carter trova la speranza per continuare a restare nella sua identità. I duetti con la protagonista femminile sono sostenuti dall’attraente Clooney con vivacità ed eleganza nelle loro battute veloci. Anzi, tutto l’intreccio che riguarda la vicenda amorosa sembra tratto paro paro da una sophisticated comedy degli anni trenta e quaranta, per come sono strutturati i tempi, le inquadrature, scenograficamente ben organizzate, gli stacchi di montaggio e gli azzeccati commenti musicali del premio Oscar 02, R.Newman. E’ un film di non trascinante divertimento, ma curato e rispettoso delle psicologie. Inoltre, è pervaso da un senso di confronto storico piuttosto raro.