Era ed è ancora chiamato così chi, dietro un minimo compenso, dava i numeri da giocare al lotto. Parliamo dell’assistito, una tra le tante figure più leggendarie che gravitano intorno alla nostra misteriosa città. Gli assistiti erano considerati dalla credenza popolare coloro che sono in grado di comunicare con il regno dei morti. Personaggi davvero strani, inquietanti e con un forte carisma ai quali vengono attribuiti poteri occulti. Da sempre la gente pensa che queste figure siano prescelte da numi tutelari o santi che li assistono nella loro vita. Durante la notte, mentre dorme, l’assistito si mette in comunicazione con il mondo dell’aldilà. I morti gli appaiono in sogno “dandogli i numeri” vincenti che molte persone andranno a giocare. Ebbene si, quello del sogno e dei numeri da giocare a Napoli è proprio un binomio vincente, ma soprattutto una tradizione popolare intramontabile. Molte persone infatti incontrano i loro cari defunti in sogno e interpretano quanto gli viene detto grazie anche all’aiuto della Smorfia, celebre manuale che attribuisce a scene ed immagini oniriche delle corrispondenze numeriche che talvolta fanno la fortuna del sognatore. Questa tradizione però non è considerata tale da tutti, anzi molti scrittori hanno mosso aspre critiche nei confronti di questa credenza: <<L’assistito (dagli spiriti) è un cancro che rode le famiglie borghesi, un convulsionario pallido che mangia molto, che finge di avere o ha delle allucinazioni, che non lavora, che parla per enigmi (…) l’ assistito arriva nel popolo e vi estende la sua azione mistica, vi raccoglie dei guadagni piccoli, ma insperati, vi fa degli adepti e finisce per camminare nelle vie, circondato sempre da quattro o cinque persone, che lo corteggiano e studiano tutte le sue parole>>. Questo è quanto scrive Matilde Serao nel celebre libro Il ventre di Napoli. Ma come fare a negare una delle tradizioni più radicate nell’animo del popolano che, anche quando non ha nemmeno uno spicciolo per mangiare, si rammarica soprattutto per non aver potuto giocare il biglietto? <<Il popolo napoletano - scrive sempre la Serao – è sobrio, non si corrompe per l’acquavite, non muore di “delirium tremens”: esso si corrompe e muore pel lotto>>.