«Il principio del salvataggio in mare non vale solo per chi si trova nelle vicinanze di un’imbarcazione in difficoltà»: a parlare è Thomas Hammarberg, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa.
Dopo le ultime settimane costellate di sbarchi mal gestiti e di tragedie in pieno Mar Mediterraneo, si comincia a fare un primo bilancio delle responsabilità.
Nessun governo comunitario sembra potersi sottrarre, giacché, come asserisce oggi Hammarberg da Strasburgo: <<Se centinaia di migranti continuano a morire nelle acque del Mediterraneo è colpa di tutta l’Unione Europea>>.
<<I governi e le istituzioni europee hanno responsabilità molto più grandi di quelle che hanno finora dimostrato di volersi assumere in questa crisi>>, scrive ancora Hammerberg in un comunicato estremamente duro.
Secondo il commissario, ora più che mai<<Occorre incrementare in modo efficiente la sorveglianza>>, riferendosi anche al monitoraggio aereo lungo le coste libiche e nel tratto di mare tra il nord Africa e le coste sud dell’Europa, in modo da poter intercettare le imbarcazioni ed agire tempestivamente per soccorrerle.
Per Hammerberg la crisi economica non può, né deve diventare una scusa per giustificare la mancata attenzione verso le dinamiche dei flussi migratori: <<non si può sostenere, visto il dispiegamento delle operazioni militari in Libia, che non vi sono le necessarie risorse per condurre attività di sorveglianza>>.