Il tennis mondiale ha il suo nuovo imperatore: è un gigante serbo dagli occhi di ghiaccio. Individualista, cinico, atletico e quasi selvaggio nel dominare ogni match con una serie di battute micidiali: il suo nome è Novak Djokovic e da ieri è semplicemente il numero uno.
Con il risultato finale di 6-4, 6-1, 1-6, 6-3 Djokovic ha letteralmente espugnato Wimbledon, assestando al pluridecorato tennista spagnolo Rafael Nadal un’amara, sonora, pesantissima sconfitta nella finalissima del torneo più prestigioso del pianeta.
Gli appassionati di questo sport definiscono il serbo come un compendio atletico di muscoli e classe, una perfetta sintesi di prestanza fisica, forza mentale, potenza devastante e precisione millimetrica.
L’invincibile armata del braccio destro di Djokovic aveva già fatto parlare di sé molte volte nel corso del 2011. Da gennaio aveva vinto 48 partite battendo il maiorchino Nadal per cinque volte consecutive, aggiudicandosi così il soprannome di demonio: appellativo sovrannaturale conferitogli dalla stampa spagnola, incredula e a tratti arrabbiata per la capacità del tennista di Belgrado di spodestare l’eroe nazionale Nadal dal primo posto della classifica ATP, ovvero il ranking planetario di questo sport.
Di fatto il demonio ieri ha superato se stesso: servizio micidiale, riflessi fulminei, rovesci bimani come risposte immediate alle più temibili battute di Nadal: punti su punti accumulati, fino all’apice dell’ultimo set.
Pur vestendosi a lutto, le maggiori testate spagnole oggi non possono fare a meno di complimentarsi con il serbo. Con un tocco di ruffianeria nazionalista, lo definiscono il nuovo Nadal o l’alter ego di Nadal, o ancora colui che, entrando nella testa di Nadal, lo ha ferito nell’orgoglio e ha ribaltato nell’arco di sei mesi lo scenario del tennis mondiale.