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Napoli commemora il duca di San Donato

S’intitola Gennaro Sambiase duca di San Donato: sindaco dei Napoletani il congresso svoltosi venerdì 20 aprile al Maschio Angioino, organizzato dalla Società di Storia Patria in collaborazione con il Presidente del Polo delle Scienze Umane e Sociali, Mario Rusciano. «Spero che la valorizzazione degli archivi familiari continui e che questo luogo sia trainante per iniziative del genere» ha dichiarato in apertura il presidente della Società, Renata De Lorenzo. L’incontro, dedicato appunto ad uno dei primi sindaci di Napoli, è stato moderato dal professor Giuseppe Galasso che ha delineato il profilo del duca leggendo un brano tratto dal saggio di toponomastica storica Le strade di Napoli di Gino Doria. Galasso ha poi definito Sambiase uno dei personaggi comunali più popolari della città dalla svolta unitaria in poi, vero anticipatore della visione urbanistica che sarebbe stata propria del Risanamento, cioè il grande intervento che, a metà Ottocento, mutò il volto della maggior parte dei quartieri storici di Napoli mediante la costruzione di edifici, piazze e strade. Uno degli obiettivi primari del Risanamento era risolvere il degrado di alcune zone che, secondo Nicola Amore, importante sindaco che nel 1885 approvò la Legge per il risanamento della città di Napoli, era la causa scatenante della diffusione del colera. Questa epidemia fu al centro anche del programma della giunta di Gennaro Sambiase, che fu sindaco dal 1876 al 1878, anni cruciali, come ha ricordato Vittoria Fiorella, nei quali Napoli da capitale del Regno delle Due Sicilie si accingeva a diventare capoluogo di provincia, ma anche anni che coincidevano con il primo gabinetto di Depretis.
Gennaro Sambiase morì il 27 ottobre 1901 da autentico risorgimentale innamorato della propria città ed ancora oggi viene ricordato come il sindaco dei napoletani.
L’avvocato Rosario Rusciano, fratello di Mario, ha spiegato che il duca fu un uomo di grande coerenza politica e morale perché riuscì a concretizzare gli interessi della città. Diede priorità all’istruzione ed alle condizioni igienico-sanitarie dei quartieri bassi per aiutare i quali organizzò campagne di stampa volte a sensibilizzare l’opinione pubblica. Si preoccupò di bonificare i fondaci, come hanno ricordato gli architetti Sergio Villari e Claudia Rusciano,potenziò l’acquedotto ed espurgò i corsi luridi. Costruì la villa del popolo, un tempo situata nei pressi del Porto, investì nelle opere pubbliche ed intraprese una battaglia contro lo Stato a causa dei dazi che prosciugavano le casse partenopee. Nel 1877 propose una tassa patrimoniale, mai entrata in vigore, che gli alienò le simpatie della borghesia napoletana.
Patriota, esule, garibaldino, giornalista, parlamentare, prototipo del nuovo intellettuale di sinistra liberale progressista, bersaglio della satira dei suoi oppositori, Gennaro Sambiase proveniva da una di quelle antiche famiglie aristocratiche napoletane i cui destini privati si combinavano in modo indissolubile con quello della città, come nel caso dei Filangieri, Pignatelli di Stomboli, Caracciolo, Pepe, Settembrini, D’Ayala, Imbriani e tanti altri. Impulsivo, incline alla vita di relazione ed alla comunicazione, il duca di San Donato apparteneva alla gioventù colta e consapevole delle proprie radici che sposò la causa liberale nazionale.
«L’arrivo in città dei garibaldini fu accolto con timidezza e Sambiase divenne garante dell’ordine pubblico» – ha proseguito Vittoria Fiorella. Molti aristocratici abbandonarono Napoli temendo la rivoluzione, ma Sambiase esortò le famiglie restanti ad ospitare gli ufficiali piemontesi in arrivo.
«Povero l’avvenire dei popoli che il passato non onorano» ha concluso Rosario Rusciano citando il testamento del duca.

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