Suonerà strano, ma pare che i porticesi non si siano per niente stancati di tutta questa “arte”. A dimostrazione di ciò, giovedì, in occasione dell’ ultimo appuntamento del Portici MozArt Box, il pubblico delle grandi occasioni non si è fatto di certo attendere. Del resto, al di là della frase fatta, proprio di una grande occasione si trattava, con il concerto, presso l’area della Pallacorda, del grande maestro partenopeo Peppe Barra. Nato a Roma da una famiglia di artisti napoletani, Barra rappresenta, infatti, l’emblema della napoletanità nel mondo, elevato ormai a depositario principe dei magici segreti della tammurriata e punto di connessione, sempre attuale, tra spirito popolare e poesia più alta. Così, anche nella serata porticese, ha reso possibile incontrare la vera anima di Napoli, con la proposizione di uno spettacolo trascinante, capace di destreggiarsi magistralmente fra musica e teatro, sapori del passato e atmosfere contemporanee. Il tutto anche grazie all’accompagnamento dei suoi storici musicisti, Paolo Del Vecchio (chitarra e mandolino), Ivan Lacagnina (percussioni), Sasà Pelosi (basso), Luca Urciulo (fisarmonica) e Riccardo Veno (fiati etnici). Un viaggio, questo, percorso a cavallo di diverse contaminazioni di epoche, ma unicamente indirizzato verso la piena valorizzazione della tradizione canora napoletana, che ha visto come guida esclusiva uno dei più vivaci e appassionati artisti nati e cresciuti in quel mondo. Tale è, infatti, da considerarsi Peppe Barra, sorta di moderno Pulcinella, che racconta e canta Napoli con energia istintiva e travolgente e senza mai disdegnare la voce e il dialetto, che, anzi, costituiscono, per lui gli strumenti principali di lavoro.