Il tutto mio
di Andrea Camilleri
Editore Mondadori
pp. 156
€ 16,00
Da piccola Il tuttomio era una specie di buca in un masso grossissimo nella campagna della nonna. In casa di Giulio, ormai adulta, erano due grossi armadi messi in modo da formare un triangolo rettangolo; solo un corpo molto magro poteva entrarvi. Costruiva ogni volta un tuttosuo solo suo, nessuno poteva accedere. Nessuno che lei non decidesse di favorire.
Arianna è una giovane donna conservatrice di un’infanzia tradita da precoci momenti troppo adulti. Una violenza che non giustifica l’influenza delle azioni future, ma che ammette improbabile la riuscita di una coscienza pulita e serena. Insolito incontro. Sposa di un uomo conosciuto nel luogo ospite di lacrime e dispiaceri, preghiere e addii. Di certo, non un luogo adatto a combinare un incontro d’amore. Eppure, appena trentatreenne si ritrova a convivere con l’uomo che più di chiunque altro sapeva capirla, proteggerla. Giulio era un adulto divenuto eunuco a causa di un grave incidente, innamorato di quella donna così bella e affascinante, dai segreti mai svelati, che nulla le induce l’inutile tentazione di nascondere quei naturali momenti infantili che evidenti la caratterizzano. Istinti che quasi ignora, come se non sapesse di averli. Era così. Non lo sapeva. Giulio era un marito comprensivo, deciso a darle tutto e molto più di quanto fosse in suo possesso e nelle sue possibilità, così ideò e progettò il giovedì d’incontri. Arianna poteva, una volta a settimana, incontrare un uomo capace di darle quello che il marito, suo malgrado, non fosse in grado di fare. Tutto avveniva in sua presenza e non più di due volte con la stessa persona. I patti erano chiari e venivano rispettati. Quando prevedibile, le regole vengono infrante, la storia subisce un risvolto chiaro e poco appassionante. Camilleri scrive questa storia traendo ispirazione dalla vicenda dei marchesi Cesati Stampa. Senza dubbio un buon successo, tante le copie vendute, ma non abbastanza da ritrovarsi celebre come il Commissario Montalbano.