Un ottimo trucco su un eccellente Hopkins e la complicità recitativa di Helen Mirren hanno, occorre premetterlo, un ruolo fondamentale nella riuscita del film. Ma in Hitchcock non ci sono soltanto i movimenti esasperati delle sinuose labbra del protagonista o l’intensità dell’interpretazione della co-protagonista (perché tale è Alma Reville); alla credibilità ed alla resa narrativa finali contribuisce non poco Sacha Gervasi (già brillante documentarista nonché sceneggiatore di The Terminal), che porta sul grande schermo un caldo e coinvolgente biopic, che è anche, contemporaneamente, un divertente ed avvincente “metafilm”: la ricostruzione minuziosa – seppure in parte, ovviamente, romanzata – della travagliata genesi del capolavoro Psycho, il cui successo non fu mai replicato dal genio di Leytonstone.
Fuori luogo appaiono le incursioni, quasi schizofreniche, nella mente e nei sogni di Hitch, del serial killer del Wisconsin Ed Glein (poco più di un cameo quello assegnato ad un efficace Michael Wincott).