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Storia del Concilio Vaticano II

 

concilio

Storia del Concilio Vaticano II
di Riccardo Burigana
editore Lindau, Torino 2012
pp. 380
€ 25,00

La storia dei concili ecumenici è per sua natura una storia travagliata.
Fin dal concilio di Nicea indetto da Costantino I che mirava a problematizzare sulla disparità e sulle dispute all’interno dei cristiani, la Chiesa ha dovuto continuamente far fronte al problema dell’integrità della dottrina,  rispetto alle divergenze dogmatiche e ai problemi storici che ha dovuto affrontare nel corso del tempo. In sinodi e concili infatti uno dei problemi discussi  è stato quello di rapportare il tempo verticale ed eterno della rivelazione al tempo orizzontale e contraddittorio, conflittuale, della Storia. Ciò è avvenuto attraverso una fitta e continua rete di confronti che si sono susseguiti nel corso dei secoli, in cui la conservazione del ruolo della Chiesa ha dovuto affrontare problemi strutturali. Il Verbo  ha incontrato non solo le difficoltà storiche ma è stato anche costretto a cercare i modi – mutevoli per loro costituzione – in cui il messaggio potesse continuare ad essere presente attraverso i suoi pastori.

Il concilio Vaticano II in ordine cronologico è stato il ventunesimo e ultimo concilio ecumenico della Storia. Dalla sua proclamazione per volontà di Papa Giovanni XXIII, il 25 gennaio 1959, al suo inizio, l’11 ottobre del 1962, ha visto le sue problematiche infittirsi sempre di più. Esso si svolse in quattro sessioni, dal 1962 al 1965,  con la promulgazione di quattro Costituzioni, tre Dichiarazioni e nove Decreti. Molti problemi sarebbero stati lasciati aperti e dalla lettura delle fonti riportata dalla “Storia del Concilio Vaticano II” ci si rende conto di quell’ “apertura antropocentrica” che la “mente della Chiesa” si è posta. Apertura che ha richiesto  alla chiesa un rinnovamento della sua attività pastorale poiché come Giovanni XXIII affermava nel discorso di apertura :

 ” le situazioni e i problemi gravissimi che l’umanità deve affrontare non mutano; infatti Cristo occupa sempre il posto centrale della storia e della vita : gli uomini o aderiscono a lui e alla sua Chiesa, e godono così della luce, della bontà, del giusto ordine e del bene della pace; oppure vivono senza di lui o combattono contro di lui e restano deliberatamente fuori della Chiesa, e per questo tra loro c’è confusione, le mutue relazioni diventano difficili, incombe il pericolo di guerre sanguinose”

 L’ autore Riccardo Burigana ripercorre la storia di questo Concilio dal discorso “Gaudet Mater Ecclesia” di Giovanni XXIII fino alla sua conclusione con Paolo VI, mettendone in risalto il suo fondamentale dialogo ecumenico, come l’ apertura  verso i non cattolici, i non cristiani e  in particolar modo gli ebrei, col viaggio in Terra Santa di Paolo VI.

Per comprendere meglio il contesto in cui si inserisce il libro, bisogna notare che nell’ermeneutica sviluppatasi intorno al concilio sono due le fondamentali linee di pensiero nate : una continuativa, che vede il Vaticano II come una prosecuzione della linea principale pastorale e dogmatica della Chiesa, e una invece che mette in risalto le fratture che il concilio ha attuato nei confronti della tradizione . La “Storia del Concilio Vaticano II” cerca di sorpassare i termini contrastanti, spesso mistificati, di questa disputa. Da un lato l’interpretazione che ne viene data mette in risalto il valore mondiale e innovativo di questo evento, dall’altro però lo si reinserisce in una linea di continuità con la  bimillenaria tradizione ecclesiastica. Come lo stesso autore afferma riguardo la maggiore disponibilità di fonti e l’accessibilità ai documenti: “Si sono avute delle nuove conoscenze, che hanno aperto delle prospettive interessanti non solo per il superamento di una stagione di ricostruzione storica che dipendeva esclusivamente da un’ermeneutica del Vaticano II, ma per la promozione di una comprensione del Concilio nel suo contesto storico e nella continuità con la bimillenaria tradizione della Chiesa”

 La bimillenaria tradizione della Chiesa emerge nella minuziosa ricostruzione storica degli atti. I dibattiti riportati sia sui problemi dottrinali e liturgici – come quello riguardo lo schema del De ecclesia e sul discusso  De Fontibus rivelationis – sia sulle questioni che richiedevano alla Chiesa una presa di posizione, come il rapporto tra rivelazione e nuovi mezzi di comunicazione di massa, diventano in questa storia segno della  riflessione nel  rapporto tra istituzione ecclesiastica e attualità. Rapporto che è strutturale all’attività pastorale cattolica stessa e alla sua conservazione nel mondo.
Il lavoro di Burigana  sulle fonti è  un’ indagine precisa e una minuziosa sezionatura  sul corpo del concilio, a fronte dei nuovi documenti trovati e resi accessibili negli ultimi anni.

Questo sinodo ha  rappresentato per la Chiesa anche la grande apertura a quelle problematiche umane e sociali che, dal secolo XVIII fino ai giorni nostri, hanno prodotto un mutamento antropologico e la nietzschiana fine storica di un complesso di valori di cui noi siamo probabilmente tra le prime generazioni a rappresentare, senza considerare il fatto storico per cui l’umanità occidentale è in parte un prodotto dell’attività pastorale della chiesa.
Essa è stata infatti il ponte tra il concetto di “uomo” classico e precristiano e quello di uomo moderno, così come dalla fine del medioevo si andava delineando, compreso quello di “scienza”.

In ciò, uno sguardo d’insieme non può che notare la molteplicità insita nel Concilio e gli spunti di riflessione che esso consegna. La Chiesa ha dovuto rispondere non solo dell’attualità ma della condizione umana tutta, legata fortemente all’istituzione stessa, cercando la conservazione della tradizione  nella società, ma allo stesso tempo il giusto modo per dar luce alla crucialità dei temi che essa affronta riguardo l’umano.

Leggere la “Storia del Concilio Vaticano II” può aiutare a comprendere la continua lotta tra i due tempi, della rivelazione e del mondo che la religione presuppone, dimostrando paradossalmente anche le radici storiche di ciò che si chiama “uomo” ,e della lotta di verità che intorno a lui si disputa.

Anche per i non credenti, infine, la ricostruzione storica effettuata da Burigana può essere preziosa : è un’introspezione precisa e ventrale di un’istituzione che rappresenta l’uomo e  ora che il pensiero riflette sulla fine di questo e che la “trasvalutazione dei valori” è accaduta  senza una volontà attiva da parte degli individui  può far rendere conto di come   anche le più razionalistiche e scientifiche idee di umanità, nella loro lotta alla conquista di una supposta verità anti-metafisica contro le religioni, non vogliano riconoscere quel carico “barbarico” di fede, per dirla con Emil Cioran,su cui la loro idea di umanità si basa.

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