Molte psicopatologie derivano dalla visione catastrofica e dalla ostinata non accettazione di alcune condizioni che la vita ci pone: le rughe dell’invecchiamento, un naso un po’ grosso, una condizione economica o una certa posizione sociale, l’ipertensione o la celiachia, determinati genitori, un particolare aspetto del nostro partner e chi più ne ha più ne metta.
La visione catastrofica consiste nel temere conseguenze terribili, che irrazionalmente associamo a tali condizioni. Potremmo dare alla ruga il significato generalizzato di minore avvenenza e, magari, avendo fatto di questa nostra caratteristica uno dei nostri punti di forza o comunque il nostro talismano contro il rifiuto altrui, potremmo temere che, invecchiando, non saremo accettati dagli altri. Potemmo temere di non avere mai successo nella vita a causa del nostro naso grosso e di finire, in tal modo, in disgrazia. La malattia potrebbe farci sentire diversi o dipendenti dagli altri, cosa che ci fa provare senso di colpa e di scarso valore personale, tanto da considerare la morte.
Oltre alla visione catastrofica, però, la sofferenza emotiva deriva anche dalla non accettazione di alcune condizioni sfavorevoli che la vita ci pone, a causa di una tendenza, più o meno forte, a volere che le cose vadano come pretendiamo, come se l’universo dovesse ruotare intorno alle nostre esigenze. Questa caratteristica, definita da alcuni psicologi “pretenziosità”, deriva dal non aver imparato, nel corso dello sviluppo, ad avere limiti realistici: un’educazione priva di regole, ad esempio, crea i presupposti ideali per la non accettazione, col risultato dell’eterna infelicità. In questi casi la psicoterapia permette al paziente di considerare visioni più realistiche delle condizioni in cui versa e lo accompagna all’accettazione serena delle piccole o grandi “imperfezioni” della vita che conduce.