Dopo quattro anni in Iraq conclusi da “Leggenda”, essere ucciso a casa propria, a colpi di arma da fuoco, per mano di un reduce che si intendeva aiutare ad uscire dal tunnel del Disturbo Post-Traumatico da Stress, sarebbe un finale surreale per qualsiasi racconto. Ma quella di Chris Kyle è una storia vera, che American Sniper ripercorre con stile asciutto e senza lasciarsi sedurre dalle tentazioni truculente che il soggetto offrirebbe, sebbene emerga, nella regia di Eastwood, una certa, patriottica indulgenza.
Ci si può interrogare sull’opportunità di una “riabilitazione” dal DPTS che si avvale di armi da fuoco anziché di cagnolini, ma in Texas un interrogativo del genere sarebbe pleonastico.
Luigi Buò