Print This Post

Miracolo a Sant’Anna

MIRACOLO A SANT’ANNA” di SPIKE LEE; ITA-USA, 08

L’incipit è ambientato nell’84 negli USA. Un tranquillo impiegato afroamericano, eroe della II guerra mondiale, appartenente alla gloriosa Divisione “Buffalo” dell’US Army, uccide a sangue freddo un tizio. L’azione si sposta nel ’44, nei pressi di Sant’Anna di Stazzema, a Lucca, teatro di una delle più feroci stragi naziste ai danni un’intera comunità. Il regista è considerato uno degli elementi di punta del cinema impegnato, rispetto alle tematiche antirazziste e sociali. Eppure il suo film ha suscitato un coro di attacchi. Il film è tratto dal romanzo di James McBride, che l’ha anche sceneggiato, insieme a Spike Lee. I due non hanno voluto interpretare la lotta partigiana, di cui nel film  non danno, comunque, un giudizio negativo (anche se il libro è più ambiguo)Il dramma esposto dal partigiano, il bravo P.Favino, il sentire su di sé il peso delle morti innocenti di Sant’Anna, è profondamente umano, ma non comporta il rifiuto della lotta stessa. La responsabilità dell’odiosa rappresaglia su inermi civili era unicamente dei nazisti. Su questo il film è chiaro fin dall’inizio. Ai due autori stava a cuore la vicenda dei quattro soldati all’interno della 92^ Divisione “Buffalo”, che vedeva, per la prima volta, combattenti di colore in prima linea. La realtà italiana era lo scenario. Ed è solo in questa chiave che il film va letto. Ma proprio per questa pluritematicità forzata il film funziona poco. La realtà italiana era complessa di suo e non poteva essere utilizzata in modi narrativamente inerti. Perciò vi sono molti passaggi labili: il più evidente è la ragazza. Benché V.Cervi vi dia una  marcata caratterizzazione personale, le sue motivazioni sono vaghe e poco credibili. Così il personaggio del vecchio fascista, O.Antonutti, che convive coi parenti partigiani, è poco sviluppato, pur rappresentando quella complessità e contraddittorietà  delle trasformazioni avvenute nel corso della II guerra mondiale, all’interno della società italiana. Né voglio accennare alla politicizzazione della lotta partigiana, che fu estrema, molto frammentata, non di rado settaria e tale da portare a scontri interni, anche sanguinosi, per l’egemonia. I partigiani rappresentati sembrano degli sfigati robin hood: non sono falsi, ma motivati troppo genericamente. Credibili sono invece i soldatini americani calati in questa terra vergine: il loro rapporto con la natura, il misterioso ambiente rurale di paese  e il bambino sono ritratti con delicatezza e solenne partecipazione, come anche hanno vigore le scene di guerra e quella, terribile, del massacro.  

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>