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‘A festa ‘e Sant’Antuono a Macerata Campania

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A festa e Sant’Antuono è n’alleria, ‘e suon e sti guagliun a pazzià. Dicen tutt’a gent e sti paise”Jammo a verè a festa e n’anno fa.A Festa e Sant’Antuono  a Macerata Campania e Portico di Caserta, in provincia di Caserta, dal 12 al 17 gennaio 2018. È uno tra gli eventi più importanti tra le tante feste popolari e religiose della Regione Campania. Organizzato dal Comune e dalla Parrocchia San Martino Vescovo con l’Associazione Sant’Antuono & le Battuglie di Pastellessa di Macerata Campania, la festa è accreditata come NGO presso l’UNESCO. Un mix di religiosità, folklore, tradizioni e partecipazione popolare, la festa di Sant’Antonio Abate è soprattutto questo, per un culto dalle origini antichissime, probabilmente risalente al XII secolo,per il primo abate e tra i più illustri eremiti della storia.

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La festa – È la ricorrenza più importante e sicuramente più sentita dal popolo di Macerata Campania e dalle popolazioni dei paesi limitrofi. Essa rappresenta un momento storico, culturale, artistico–folcloristico dell’intera cittadinanza. L’evento è caratterizzato sia da momenti dedicati al culto del Santo, che da momenti di puro e storico folklore popolare. II culto, inteso come devozione e venerazione, che i maceratesi tributano a Sant’Antonio Abate segue i normali canoni della liturgia ecclesiastica e, nei giorni di festività, questi si concretizzano in funzioni religiose come da liturgia. Per quanto riguarda il folklore, la sfilata delle Battuglie di Pastellessa, ovvero dei Carri di Sant’Antuono, sui cui trovano alloggio i cosiddetti Bottari di Macerata Campania, che ripropongono l’antica sonorità maceratese dall’omonimo nome la Pastellessa. La particolarità legata ai Bottari di Macerata Campania e alla Pastellessa è dovuta essenzialmente alla tipologia di strumenti musicali utilizzati: i classici e conosciuti strumenti musicali, sono sostituiti con botti, tini e falci, cioè con strumenti e arnesi di uso contadino che assumono una nuova veste di natura musicale. Le percussioni ottenute dal battere continuo dei magli sulle botti, il rollio delle mazze sui tini e gli alti ottenuti battendo dei ferri sulle falci portano alla creazione di quel magico suono chiamato Pastellessa. Caratterizzata da quattro momenti legati alla devozione e alla tradizione folkloristica maceratese: il fuoco (Cippo di Sant’Antuono), la sfilata dei Carri di Sant’Antuono ovvero delle Battuglie di Pastellessa, i fuochi pirotecnici figurati e la riffa.

La vita del Santo – Sant’Antonio Abate, l’Eremita, di origine egiziana, nacque intorno al 250 a Coma (oggi Quemar), sulla costa occidentale del Nilo. Intorno al 270, quando aveva 18-20 anni, Antonio rimase orfano insieme ad una sorella più piccola di lui. La sua vocazione trova un momento determinante dopo questo luttuoso evento, quando, entrato nella chiesa dove andava di solito, udì le parole dell’angelo: “Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nei Cieli; poi vieni e seguimi” (Mt. 19, 21). Antonio sentì questo invito come rivolto a lui, ritirandosi in un luogo solitario. Già in questo primo periodo il demonio cominciò subito a tentarlo in diversi modi, cercando di dissuaderlo dalla vita ascetica. Antonio rispose agli assalti del maligno con una preghiera più intensa e un tenore di vita più austero, fatto di penitenze sempre più rigorose. Qui, sul monte Pispir, verso il 307, ebbe la visita del monaco Sant’Ilarione. Quando nel 311 iniziò la persecuzione di Massimo Daia, si recò ad Alessandria per sostenere ed assistere i perseguitati. La fama della sua santità era ormai nota in tutta la regione e molti si recavano da lui per chiedere grazie e guarigioni. Quando si rese conto che si stava avvicinando la morte, Antonio si recò al monte Pispir per l’ultima esortazione ai suoi discepoli, incitandoli a non scoraggiarsi nella pratica ascetica. A due dei suoi discepoli, Macario e Amathas, lasciò loro le ultime volontà: avrebbero dovuto consegnare parte del suo vestiario ai vescovi Atanasio e Serapione; trattenere un pezzo del suo cilicio per loro due e seppellire il suo corpo in un luogo segreto per evitare che fosse imbalsamato e conservato, come d’uso fra gli Egiziani.

La statua del Santo a Macerata Campania – La statua lignea di Sant’Antonio Abate conservata e venerata, risale fra la fine del XVIII secolo e l’inizio XIX secolo. La scultura, per quanto alterata da ridipinture, appare come un lavoro ottocentesco ispirato a modelli settecenteschi. Lo scultore che l’ha realizzata, di cui si ignora il nome, risulta essere nella manifattura di cultura napoletana. Nella versione originale il Santo, in piedi con un’altezza di 170 cm, si poggia con la destra al bastone a T e con la sinistra tiene il libro su cui arde la fiamma. Il saio è bianco e il manto è nero. Gli occhi sono di vetro e ai piedi vi è un porcellino. Purtroppo la statua arriva al giorno d’oggi senza la figura del porcellino, il quale nel corso degli anni ha incontrato diverse sventure. Infatti, il porcellino originale in legno risulta trafugato; sostituito con una copia in ceramica, essa è andata distrutta in seguito agli spostamenti della statua che ha subito negli anni. Nella base della statua ritroviamo la scritta A dev.ne di Maria Stella Palmieri, cioè riporta il nome della persona che ha donato la statua alla Parrocchia di San Martino Vescovo.