Il capoluogo campano si aggiunge alle altre città italiane, Torino, Milano, Roma, Bologna, Mantova, che festeggiano in piazza la tradizionale ricorrenza ebraica, Chanukkà, o festa delle luci. In questo modo, la città di Napoli continua a mostrarsi multietnica ed aperta al dialogo interreligioso. L’accensione della channukkà simbolica avverrà il 27 dicembre 2011, in piazza dei Martiri, alle ore 18. «E’ importante festeggiare questa festa con tutti i cittadini, fa parte delle regole di Chanukkà coinvolgere il prossimo. La stessa parola Channukà ha tra i suoi significati quello di educazione, si tratta in questo caso di educazione al diritto alla diversità» – ha dichiarato il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Napoli, Scialom Bahbout .
La festa celebra un evento miracoloso accaduto nel 165 a.c., quando gli israeliti, sotto la guida di Giuda Maccabeo, riconsacrarono il Tempio e sconfissero la monarchia seleucide, con a capo Seleuco IV, la quale imponeva agli ebrei di violare i propri precetti di fede e di abbandonare le proprie tradizioni. Gli occupanti siriani si erano macchiati della profanazione del tempio di Gerusalemme, spogliato delle sue ricchezze ed utilizzato per celebrare culti pagani e cerimonie di tradizione ellenistica. Nel 167 vi era stato perfino eretto un altare consacrato a Zeus.
Distrutti gli idoli che i siriani avevano posto nel tempio, occorreva dell’olio puro per riaccendere il lume posto davanti all’Aaron, l’armadio che contiene il libro sacro, la Torah. Si riuscì a trovare solo una piccola ampolla di olio, sufficiente a bruciare nell’arco di un’unica giornata. Tuttavia, l’olio bruciò per otto giorni e ciò diede il tempo ai sacerdoti di produrne dell’altro. I maestri stabilirono, così, che il 25 di Kislev sarebbe stato celebrato l’avvenimento miracoloso.
Chanukkà è, dopo Purim, la seconda delle feste stabilite per decreto rabbinico, ovvero delle ricorrenze fissate in seguito al dono della Torah, non comandata dalla Bibbia.
In ricordo di quell’evento, oggi, gli ebrei accendono per otto sere consecutive la channukkia, la caratteristica lampada a nove braccia, aggiungendo ogni sera una luce in più, oltre alla nona che concorre all’accensione delle altre candele.
La tradizione vuole che ogni famiglia accenda la propria channukkia vicino ad una finestra, in un punto ben visibile ai passanti, non solo per condividere l’evento storico con i non ebrei ma soprattutto affinché quel gesto di ribellione inviti a combattere ogni forma di sopraffazione e a lottare per difendere i propri diritti e la propria identità, così come fecero i Maccabei.
Prima del XX secolo, Chanukkà veniva considerata una festa minore, tuttavia, inseguito alle accensioni pubbliche della channukia nelle piazze di tutto il mondo, questa ha cominciato ad essere molto più che una semplice ricorrenza religiosa perché celebra il predominio della luce sull’oscurità, oltre al desiderio di sopravvivenza del popolo ebraico. La festa acquisisce un fascino maggiore se si considera che viene celebrata all’inizio dell’inverno, ovvero quando il numero delle ore di luce è inferiore a quelle di buio.