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A Napoli li chiamiamo chiattilli

A Napoli li chiamiamo “chiattilli”, a Roma li chiamano “pariolini”, a Milano “sancarlini”. Il termine internazionale per definirli è “fashion victim”. Queste sono le nuove generazioni di adolescenti che scelgono gli amici da frequentare in base alla griffes che li contraddistinguono. Viviamo in una società dove l’apparire è essenziale. Sarà il solito luogo comune, la tipica frase fatta, purtroppo, però, è la triste verità. E’ davvero preoccupante sapere che esistono persone i cui unici interessi sono scarpe, vestiti, borse e, per le quali, la preoccupazione più grande è decidere dove andare a ballare il venerdì sera. Figli di papà, viziati, che pretendono tutto e subito e che, appena incontrano qualche ostacolo che non riescono a superare grazie al “Dio denaro”, entrano in crisi. I ragazzi si riconoscono per la tipica capigliatura liscia- piastrata , con ciuffo laterale che ricade su un occhio, tutti indossano maglie, pantaloni e accessori Prada, Luis Vitton, Gucci, Richmond, Dolce e Gabbana, insomma “roba firmata”, discriminando chi non può permetterseli per motivi economici o, peggio, chi non è interessato a farne uso. Si incontrano fuori al solito bar del centro, salutandosi dai loro scooter o dalle nuovissime “microcar”. Il pensare che in questo mondo giovanile, dove chi è diverso è da emarginare, dove l’importante è omologarsi alla massa, c’è ancora chi ama crearsi proprie opinioni, chi si interessa di politica, di lettura, di musica e cinema, chi coltiva le proprie passioni indipendentemente se sono alla moda o no, conforta tutti noi che restiamo allibiti davanti a tanta superficialità. Quindi, è forse meglio non lamentarsi troppo, perchè, del resto, non potremo mai sapere cosa ci preserverà il futuro. Magari,dopo gli alternativi, i cafoni e i chiattilli, ci sarà di peggio, per cui, come diceva un noto poeta: ai posteri l’ardua sentenza.

 

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