Intende realizzare una connessione tra l’arte, che a tutto si adatta, ed il capitale, che al contrario vive una profonda crisi internazionale. Arrivederci capitalismo, la prima retrospettiva italiana dell’artista spagnolo Josè Maria Canò, al Pan, Palazzo delle Arti Napoli,fino al 23 febbraio 2013. La mostra dal titolo provocatorio si compone di circa quaranta opere, è a cura di Maurizio Bortolotti ed è stata realizzata con il patrocinio del Comune di Napoli, in collaborazione con l’assessorato alla Cultura e Turismo. Canò, nato a Madrid nel 1959, ritrae i protagonisti del capitalismo mondiale, vere icone contemporanee, quali François Pinault, Alan Greenspan, Bill Gates, Bernard Madoff ed i nostrani Sergio Marchionne e Marco Tronchetti Provera, utilizzando l’antica tecnica pittorica dell’encausto che consente di mescolare i pigmenti liquidi, stesi a caldo sul supporto con pennello e spatola, alla cera punica. Questa tecnica, che ha origini egiziane ma era conosciuta ed utilizzata anche nell’antica Grecia e nell’antica Roma, consente all’artista di lavorare con precisione sui ritagli di giornale e di esprimere con eccezionale immediatezza l’inconsistenza ed il carattere transitorio delle troppe notizie che circolano nella comunità globalizzata, dominata da forme di comunicazione rapide ed impersonali, nonché la precarietà dei presunti valori ai quali si appella la società capitalistica. La serie di lavori ha origine nel 2006 da immagini, fotografie o dai singoli ritagli ricavati dai giornali e poi ingranditi per ottenere un effetto monumentale, conferendo alle figure una grandiosità drammatica al fine di esasperare il peso esercitato dalle azioni dei soggetti rappresentati nell’attuale mondo della finanza, i quali sono stati raffigurati sempre sorridenti quasi a voler esprimere il proprio congedo da questa società. Le immagini provengono soprattutto dal Wall Street Journal, letto ogni giorno da milioni di persone, che ingigantite mettono in evidenza le ombre sul volto dei personaggi, archetipi del capitalismo. Canò sottolinea la bidimensionalità, e non la tridimensionalità, dei suoi lavori data dal confronto tra l’osservatore e l’artista che si esprime attraverso l’opera d’arte. Tutta la mostra si caratterizza per una concettualizzazione dell’immagine trasferita in una pittura avente una espressività fredda, come spiega Bortolotti. Jose Maria Canò, che ha iniziato a lavorare alle opere che compongono la mostra nel 2006, prima del sopraggiungere della crisi economica, ha spiegato la sua ossessione per il mondo delle finanze affermando che il capitalismo nel corso degli anni è divenuto la nuova religione d’Occidente, prendendo il posto del Cristianesimo per diffusione ed influenza. Questa attenzione per le vicende che sconvolgono l’umanità inserisce Josè Maria Canò all’interno del dibattito artistico contemporaneo, sempre attento ai mutamenti della società. All’interno della mostra vi è un’esposizione dedicata all’Italia,dal titolo Punti di vista, raffigurante alcuni veicoli, l’Ape a rappresentare il proletariato in contrapposizione alle coloratissime Alfa Romeo JT ed Alfa Spider alla portata dei ceti più agiati , dipinti smontati o interi, guardati da diverse prospettive e realizzate sempre con la tecnica dell’encausto. Canò spiega che il punto di vista non è una semplice opinione ma è la posizione da cui si osserva il mondo. Esso è fisso, è preciso ma le circostanze influenzano l’umana percezione della realtà senza, tuttavia, inficiare la posizione dell’osservatore. In questo caso l’auto è espressione non della società capitalistica bensì dell’uomo influenzato in ogni sua manifestazione da un capitalismo dilagante che nella quotidianità si riscontra dal possesso dell’automobile.