“Li chiamano i muschilli. Gli spacciatori in calzoncini, i corrieri baby. Un “lavoro” da intermediario, un compito di appoggio. Il ragazzo di dodici anni di Torre Annunziata non è né il primo né l’unico caso. Ragazzi molto spesso bambini. Già inseriti in un “giro” di droga. Per loro quale futuro? Se non diventano consumatori di eroina, non riescono a sopravvivere, è difficile che possano imboccare altre strade se non quelle della illegalità, dello spaccio diretto, dello scippo, del furto” – Giancarlo Siani
Lunedì 23 settembre è ricorso il 34° anniversario dell’omicidio di Giancarlo Siani, cronista de Il Mattino, vittima innocente di camorra; tra le numerose iniziative, presso il Palazzo delle Arti di Napoli, su iniziativa della Fondazione Polis della Regione Campania, presieduta da don Tonino Palmese, e alla presenza di una nutrita delegazione di familiari delle vittime innocenti della criminalità, è stata inaugurata la Sala della Mehari di Giancarlo Siani – Sala della Memoria, un connubio tra la Mehari di Giancarlo e la mostra fotografica #NONINVANO, dedicata proprio alle vittime innocenti della criminalità. Prima della tradizionale cerimonia di consegna del Premio Siani, è stata presentata agli organi di informazione la Fondazione Giancarlo Siani, fortemente voluta da Paolo Siani, fratello di Giancarlo. La Fondazione è presieduta da Gianmario Siani, nipote di Giancarlo. Presidente onorario è Geppino Fiorenza, coordinatore delle iniziative dedicate a Giancarlo.
La sala della memoria – Nella sala, che ruota attorno alla Méhari di Giancarlo, di color verde, targata NA K 14314, restaurata e posizionata nello spazio destinato ad accogliere i visitatori come testimonianza dell’impegno civile e come monito alle future generazioni, si trovano, alle pareti, le foto del giovane cronista de Il Mattino ritratto in famiglia o con gli amici e quelle delle tante vittime innocenti di camorra in Campania, ben 180. Sulla volta i loro nomi stampati. Su un’altra parete i volti di 28 giornalisti ammazzati nel compimento del loro lavoro, da Ilaria Alpi a Graziella De Palo a Giuseppe Impastato, e un pannello che ricorda il viaggio della Mehari effettuato nel 2013 quando l’auto in cui Siani fu trucidato fu rimessa in circolazione per una staffetta della legalità.
La Méhari – Il volante dell’auto è l’ultimo oggetto su cui Giancarlo Siani ha posato le mani prima di essere assassinato dalla camorra la sera del 23 settembne 1985, a Napoli, nel quartiere Vomero, a pochi passi da casa sua. Nella sua esilità, spoglia, scoperta, senza sportelli né tetto, suggerisce l’enormità dello scontro sostenuto da quel giornalista – ragazzino di 26 anni che sfidò, forse nella inconsapevolezza, a petto nudo, i clan, svelandone i segreti, raccontandoli da di dentro ,esortando e sollecitando con i suoi articoli e parole la coscienza della gente. Da allora, quell’auto è divenuta la Méhari, un simbolo e un gancio della memoria. La sintesi perfetta del sacrificio quotidiano di donne e uomini impegnati nella difesa della legalità, a volte anche a costo della vita. In Italia negli ultimi 50 anni si contano 28 vittime tra giornalisti e operatori dell’informazione. Senza dimenticare le migliaia di vittime innocenti di mafie, terrorismo e criminalità, che ne conta quasi 500. La Méhari rappresenta il tributo di sangue per la libertà. Non c’è più spazio/tempo: ci sono i gesti, le azioni, l’impegno che diventano alimento di democrazia. La Mèhari è corpo e cuore. Accende emozioni, ricordi e suscita passione civile.
La Fondazione - Nel logo, semplice, la firma autografa di Giancarlo, quella che apponeva sui suoi libri. Il principale obiettivo dei familiari è quello di tenere vivo il ricordo del giornalista. Dando così voce a chi era senza diritti e, a volte, senza speranza. La Fondazione Giancarlo Siani onlus si adopererà per la memoria di Giancarlo, sostenendo, sempre e ovunque, la libertà di informazione in Italia e nel mondo, al fianco di tutti i giornalisti minacciati, conservando la memoria di tutte le vittime innocenti della criminalità in Campania e in Italia. La promozione di eventi culturali e dibattiti sarà esclusivamente un luogo dove ci si potrà confrontare sul problema delle mafie, così da sviluppare quel sentimento di cittadinanza attiva che consente, anche a chi il problema non lo vive direttamente, di mettersi in gioco e di fare quanto possibile per lo sviluppo di una cultura antimafiosa.
Paolo Siani: «Restituire una parte della vita di Giancarlo alla memoria di tanti è un obiettivo che mi sono sempre posto, dopo quella tragica e insopportabile sera del 23 settembre del 1985. Perché ogni fatto della sua vita fosse per sempre nei cuori dei giovani, che si sono avvicinati alla sua storia lungo questi anni. Ho voluto, cosi, oggi, andare oltre e ricercare momenti e aspetti particolari della sua vita, a volte anche a me sconosciuti. Già nel 1986, 33 anni fa, nacque l’associazione Giancarlo Siani perché capimmo che subito dovevamo dare una risposta organizzata a questo evento drammatico che ci aveva colpito, e dopo tanti anni abbiamo ormai le gambe forti per poter fare una Fondazione. A presiederla mio figlio Gianmario e mia figlia Ludovica, sono loro che in qualche modo porteranno avanti da oggi in poi questa battaglia in ricordo di uno zio mai conosciuto».
Cos’è cambiato in questi 34 anni? - «La testimonianza di Paolo Siani e della sua famiglia è molto chiara: soprattutto è cambiato l’atteggiamento nei confronti della camorra che, mentre prima veniva o demonizzata o idealizzata, adesso viene guardata con forza persino scientifica, perché si conoscano i fenomeni e si scelga di stare dalla parte giusta» (don Tonino Palmese).