Lo scorso 8 marzo, giorno della festa della donna, è stata presentata un’ indagine sull’ uso di alcol in gravidanza, in occasione della seconda edizione della campagna denominata Se aspetti un bimbo l’alcol può attendere, promossa e organizzata da AssoBirra ( Associazione degli industriali della birra e del malto) e Sigo (Società italiana di ginecologia e ostetricia). Da tale indagine è emerso che il 20% delle donne gravide italiane non rinuncia del tutto all’ alcol, mentre il 4 per cento mantiene inalterate le stesse abitudini pre-gravidanza. Se la mamma ha un’età compresa tra i 25 e 30 anni, il 7 per cento non smette di bere, mentre se la futura mammina è giovanissima, ossia ha un’ età compresa tra i 18 e i 24 anni, la situazione peggiora: la percentuale di chi continua a bere sale fino al 12 per cento. Nicola Surico, presidente della Sigo, ha affermato che l’ alcol provoca danni gravi al feto, spesso irreversibili. Dello stesso avviso è Alberto Frausin, presidente di AssoBirra, che sconsiglia di bere in gravidanza, asserendo che anche piccole dosi possono essere nocive, poichè la scienza non conosce ancora il livello accettabile d’ alcol per il feto. Vale qui la pena ricordare nello specifico i danni che un nascituro può riportare. La FAS è la sindrome fetale alcolica, che provoca anomalie craniofacciali, disfunzioni del sistema nervoso, crescita rallentata, disfunzioni cardiache e gastriche. Patologie dunque gravissime, che potrebbero condannare tanti piccoli innocenti a trascorrere una vita di sofferenze e privazioni. Sensibilizzare tutte le donne è lo scopo della campagna, che si avvale in questa edizione dell’ ausilio prezioso di siti internet ufficiali quali www.sigo.it e www.beviresponsabile.it dove è possibile ottenere tutte le informazioni necessarie e leggere i messaggi di celebrities, sportive, scrittrici che volentieri hanno prestato il loro volto per la promozione dell’ iniziativa.