Alpha. Ricominciare dal primo annuncio
Calogero Di Fiore
CLV-Centro Liturgico Vincenziano
Roma 2020
pp. 321
euro 25
La nuova collana La missione, promossa dalla prestigiosa casa editrice CLV di Roma, dedicata esplicitamente a pubblicazioni di carattere teologico pastorale, dopo un primo volume destinato all’analisi multidisciplinare della parrocchia come “comunità generativa”, propone un testo molto denso dal punto di vista quantitativo e molto più impegnativo per la qualità dei contenuti affrontati. Ciò non significa che l’autore abbia usato un linguaggio ostico, oppure abbia proposto tematiche particolarmente difficili destinate a pochi specialisti. Anzi la densità quanti-qualitativa dello studio garantisce una chiarezza nei contenuti tali da essere ben affrontati e spiegati senza ricorrere a sofismi teologici o ad artifizi comunicativi. Calogero Di Fiore come missionario vincenziano si trova a vivere nella realtà quotidiana il peso e il fascino, ma anche la sfida dell’organizzazione pastorale di una comunità parrocchiale e nel contempo svolge attività di ricerca teologico-pastorale alla Sezione San Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, dove ha affrontato una ricerca seria ed articolata sulla necessità del ritorno al primo annuncio per rinverdire la missione della Chiesa nella presente epoca storica.
Il volume, quindi, non è un mero esercizio accademico, ma nasce dalla vita quotidiana, carica di attese, di problematiche, di fallimenti, ma anche di tanta speranza, gioia, apertura. Con tale sinergia, l’autore ha inteso proporsi come obiettivo uno studio non semplicemente teorico sulla necessità del primo annuncio, ma ha elaborato una proposta condivisibile riguardante l’analisi e la proposta di prospettive per il rinnovamento della prassi cristiana in particolare delle comunità parrocchiali, molto spesse adagiate su stereotipi e modelli obsoleti di comunicazione della fede. Aspetto che è di fatto il nucleo generatore dell’intero libro, perché oggi si sente il bisogno di uscire dagli schematismi, pur se la paura di lasciare la routine ha una certa prevalenza anche sulle più autentiche intenzioni di rinnovamento delle prassi ben consolidate. L’autore non si prefigge di destrutturare le buone prassi, quanto di analizzare i contesti e le criticità per una lettura biblica delle difficoltà e in vista di una proposta finalizzata alla risoluzione delle criticità. L’analisi ha comportato uno scandaglio attento, ma sintetico delle caratteristiche socio-culturali odierne, attraversate oggi in modo drammatico dagli effetti dalla pandemia da SARS-CoV 19. Le varie istanze, i gruppi umani, le persone singole della società secolarizzata non sono tanto ostili al Vangelo, quanto indifferenti alla proposta di Cristo. Precisamente nel cotesto socio-religioso che vado definendo come “secolarizzazione realizzata”, Di Fiore colloca l’ansia missionaria della comunità ecclesiale, che nel tempo ha elaborato molteplici e diversi modelli di evangelizzazione. Siffatta analisi porta lo studioso a definire in primis il nuovo inizio della missione ecclesiale del XX secolo, infervorata dal Concilio Vaticano II.
La radicale riforma ecclesiologica ha ribaltato l’interpretazione piramidale della vita e del servizio ecclesiale ed ha originato una nuova interpretazione della missione della chiesa nel mondo contemporaneo. Tale rinnovata coscienza ha quindi comportato anche l’assunzione di modelli di evangelizzazione finalizzati prima di tutto alla comprensione della realtà, mutata e difforme rispetto ai contesti tradizionali, per poi aiutare e orientare l’azione pastorale su specifiche tipicità delle realtà socio-culturali della postmodernità. Di Fiore analizzala specificità dell’azione ecclesiale, oggi sempre meglio definita «pastorale missionaria», per indicare il paradosso con cui i cristiani vivono la situazione di un cristianesimo vissuto per abitudine, ormai isolato tra le altre proposte pur presenti nell’agorà della globalizzazione. Alla pastorale missionaria si aggiunge un altro contenuto quello della nuova evangelizzazione, ripreso dal magistero di Giovanni Paolo II e riarticolato da Francesco nel suo peculiare approccio dell’Evangelii gaudium.
Il criterio di intervento scelto per declinare la necessità di ripartire dal “primo annuncio” è senza dubbio la vita stessa, perché si sperimentano forme di nuova evangelizzazione se è possibile indicare proposte facendo vivere esperienze. Centrale è quindi la figura del “nuovo evangelizzatore”, che per l’autore è l’esperto della vita buona del Vangelo. Si comprende la necessità di riarticolare tale rinnovamento con la necessaria e vitale ripartenza dalla Sacra Scrittura per evitare di annunciare un Vangelo senza Cristo. Su questa necessità Di Fiore – avendo come essenziale riferimento l’insegnamento paolino – puntualizza le fasi essenziali di un metodo di evangelizzazione, ancorato alla prassi gesuana di primo annuncio, direttamente correlata ad aspetti relazionali, il cui fuoco sta nella narrazione. Tale metodo è finalizzato a saldare vita e fede in una dimensione umana tanto empatica da riuscire ad illuminare di senso autentico tutta l’esistenza, in particolare le relazioni umane. Il kerygma è essenzialmente esperienza di un incontro non tanto semplice comunicazione di una “verità” su o di Dio. Infatti il principio dell’incarnazione ha reso possibile all’uomo l’esperienza di Dio come Amore.
Un messaggio che rivoluziona l’apatica socio-relazionale delle persone umane e le immette nella nuova condizione di figli di Dio. Le persone umani quindi possono partecipare alla cena della convivialità con la famiglia trinitaria. Il Dio tri-uno invita ogni creatura umana a prendere parte del banchetto di comunione e di misericordia, per una effettiva esperienza di relazione e di convivialità. Nell’esperire l’amore di Dio è possibile vivere in realtà la novità della “buona notizia”. Ecco profilata la proposta del metodo Alpha che Di Fiore presenta come aspetto innovativo della prassi di evangelizzazione, orientata a concentrare le energie sulla rivitalizzazione dell’esperienza del primo annuncio. Il kerygma è vissuto come novità se i cristiani sanno mostrare modalità relazionali, rivitalizzate nel solco dell’amore vero, prossimale e di condivisione.
Il banchetto diventa in quest’ottica la tradizione sempre nuova della ritualità umana che non può fare a meno della comunione, dello scambio, della relazione, sull’esempio stesso di Gesù, secondo le narrazioni neotestametarie. Grazie a un ulteriore approfondimento dedicato da padre Calogero al tema del primo annuncio nei documenti ecclesiali italiani, il libro approda alla presentazione del fenomeno Alpha in rapporto alla nuova evangelizzazione. Ecco quindi profilarsi per l’autore una possibile risposta di organizzazione del primo annuncio, basata su forme essenziali di relazione umana, riattivando la “curiosità” per il Vangelo e la sua proposta. L’attenzione quindi si sposta sui principi dei corsi Alpha per esporre gli elementi essenziali della proposta, con la successiva esposizione della struttura e dei contenuti.
Nell’orizzonte sperimentale del libro di Di Fiore, il Corso Alpha è una modalità strettamente evangelica di rinnovamento delle nostre prassi di evangelizzazione, con particolare riferimento ai processi di educazione alla fede per gli adulti, ma anche nelle altre fasi evolutive. L’autore segnala gli esordi, risalenti al 1977 a Londra nella comunità parrocchiale anglicana di Trinity Brompton, grazie all’iniziativa del reverendo presbiteriano Charles Marnham, che strutturò semplici corsi-base su quattro settimane con la finalità di affrontare gli aspetti essenziali della vita del cristiano, basati sull’esplorazione dei contenuti della fede. In ambito anglosassone, con un solido ancoraggio biblico – puntualmente radicato nel suo contesto –, mai disgiunto dall’azione dello Spirito Santo, l’iniziativa riscosse un buon successo e i corsi ebbero una notevole diffusione, grazie all’impulso dovuto a Nicky Gumbel, aiutato nella diffusione dei corsi, a partire dall’inizio degli anni ’80 del XX secolo, da John Wimber uno dei leader carismatici più vivaci della chiesa anglicana americana.
Alpha – che è una sigla spiegata all’interno del volume di padre Calogero –, nato in ambito anglicano, si presenta sin dalla nascita come un metodo di evangelizzazione e non va confuso con un movimento religioso. Piuttosto si propone di introdurre alla fede cristiana in un modo pratico, strutturato ma semplice, sull’esempio del metodo di Paolo relativamente al primo annuncio. Come emerge dalla proposta del libro, Alpha si basa su tre elementi organizzativi essenziali: il pastore assicura la guida spirituale, senza assumere responsabilità significative nell’animazione del gruppo, poiché tale compito è riservato ai laici, ai quali è affidato direttamente l’impegno del primo annuncio; alla dinamica di annuncio-approfondimento del Corso corrisponde la missione a fondare nuove comunità e, infine, il gruppo è accompagnato nell’introduzione alla preghiera. Alcuni principi guidano l’applicazione del metodo, uno di questi riguarda specificamente l’evangelizzazione, intesa come processo esperienziale-conoscitivo, più efficace se attivato attraverso la chiesa locale.
Il libro di padre Calogero Di Fiore avanza una proposta interessante ed articolata di nuova evangelizzazione, avendo come punto di ripartenza il primo annuncio. Con argomentazioni lineari e chiare prospetta l’utilità di metodologie legate alla narrazione e all’incontro come esperienza di relazione durante la quale è possibile sperimentare la bellezza dell’incontro con l’Evangelo, che è Gesù il Cristo. Il Corso Alpha è una delle nuove strade finalizzate alla facilitazione dell’incontro con il Vivente. Infatti, nella Presentazione al volume, monsignor Corrado Lorefice scrive tra l’altro che tale progetto «coinvolge l’interezza della persona in tutte le sue componenti, predisponendola al dono della conversione alla quale tutti, indistintamente, sono chiamati» (p. 7).