Che cos’è la filosofia
di Martin Heidegger, Il Melangolo, Genova, 6 euro.
Nelle prime battute del suo intervento, tenuto nell’agosto del 1955 a Cerysi-la-Salle come introduzione a un colloquio sull’essenza della filosofia, Heidegger tiene a sottolineare che, se le scienze possono dare la propria particolare impronta alla storia dell’uomo sul nostro pianeta, ciò si ha perchè esse «traggono origine dal più intimo processo storico, da quello filosofico»[1].Senza la filosofia non avremmo mai avuto, quindi, le scienze, il dominio scientifico sull’intera realtà. Interrogarsi sull’essenza della filosofia, sulla parola greca Philosophìa, equivale a interrogarsi sull’origine di ciò che è alla base della cosiddetta “era atomica”. Si tratta, insomma, di una domanda storica, «in cui è in gioco il nostro destino. Ancor più: non è una domanda, è la domanda storica del nostro esserci europeo occidentale»[2].
Heidegger si concentra sul termine Philosophìa, al fine di portarne alla luce l’autentico significato. Afferma che essa, originariamente, è un aggettivo, deriva, cioè, da Philòsophos, l’amante del Sophòn, che, per Heidegger, è l’En Panta eracliteo, l’unico, ciò che tutto unisce. L’Uno-Tutto è ciò che raccoglie, nel senso che unifica, i contrari. Così Heidegger si esprime al riguardo: «l’Uno-Tutto lascia-stare-insieme-dinanzi ciò che è staccato come il giorno e la notte, l’inverno e l’estate, la pace e la guerra, la veglia e il sonno, Dioniso e Ades. Ciò che è così trasportato, diapheròmenon, attraverso l’estrema distanza che separa presente e assente, è quello che il posare raccogliente lascia stare dinanzi nella sua diaferenza»60. In altri termini: il logos, heideggerianamente inteso come raccogliere, non è un mettere al loro posto, un ordinare gli opposti in un processo di autocomprensione del sapere che si sa sapere assoluto; e nemmeno un mettere l’uno accanto all’altro dei contrari alla ricerca del compromesso che, di volta in volta, risulta più opportuno. Gli opposti non sono unificati in un processo dialettico e nemmeno lasciati fluttuare e detrminati occasionalmente. Il Logos, pertanto, non è un raccogliere nell’unità, ma un raccogliere che preserva quello che Eugen Fink definisce “una forma originaria di differenza”: la diaferenza. Una forma originaria, perchè Eraclito viene prima della metafisica, della tematizzazione della differenza ontologica di essere ed ente.