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Ciclo di incontri giovanili – febbraio 2011

Mercoledi  9 febbraio, in via San Giovanni Maggiore Pignatelli a Napoli, nell’ambito di un ciclo di incontri organizzato dai Giovani dei Circoli Operai – Comitati Leninisti Studenteschi si è svolto un dibattito su L’incerto futuro delle opulente metropoli dell’imperialismo. La serie di incontri, iniziata mercoledì 9 febbraio, si concluderà mercoledi 23 con il dibattito Proletariato in lotta nelle aree emergenti. Durante il convegno, Alessandro, uno dei giovani organizzatori, ha illustrato in modo sintetico e chiaro la situazione di crisi e incertezza che affligge i giovani di oggi rispetto alle precedenti generazioni. Queste, dopo un percorso formativo e scolastico, riuscivano a trovare un impiego fisso. La condizione dei giovani di oggi, invece, per chi è più fortunato e trova lavoro, in Italia e non solo, è <<allo sfascio>> per alcuni motivi essenziali: mancanza di continuità del rapporto di lavoro, incertezza sul futuro, assenza di un reddito adeguato su cui poter contare per pianificare la propria vita. A ciò si aggiunga la presenza del  lavoro nero, dei contratti cosiddetti flessibili: part time, contratti a termine, lavoro interinale, lavoro parasubordinato. La vitalità del mercato del lavoro, se si esclude l’effetto della regolarizzazione dei lavoratori immigrati, sembra ruotare soprattutto intorno ai contratti a termine. Nell’ultimo trimestre, dice l’Istat, i nuovi posti sono 333mila. Di questi, 191mila sono contratti a tempo determinato. Contratti destinati irrimediabilmente a scadere. Contratti che restano spesso miraggi di occupazione e stabilizzazione. Sebbene la situazione sia critica, proprio l’Italia non può lamentarsi perchè i giovani possono contare sul welfare families e a tal proposito il Sole 24 Ore sostiene che  <<la famiglia è  diventata una banca>>. La crisi spaventa tutti, lascia senza prospettive i giovani, toglie sicurezze sociali, aumenta il rischio di povertà e incide sulla sfera emotiva e psicologica di molti costretti ad accontentarsi. Lenin – dicono i giovani dei circoli - sostiene che la  prosperità porti inevitabilmente con sè le crisi. Certo sono cambiate le forme, l’ordine, la fisionomia delle crisi, ma tutte, a loro modo, hanno aumentato l’incertezza del domani per i lavoratori, inasprendo in modo inaudito le contraddizioni di classe. Secondo i giovani organizzatori del dibattito, dunque, la lotta di classe è una questione ancora attuale. Anzi, più attuale che mai. Forse hanno ragione. Forse, no. Ma è certo che nelle loro parole riecheggiano contrapposizioni ideologiche dal sapore stantio, echi di muri caduti da un bel po’ di tempo. Peccato che questi giovani si siano fermati agli scritti di Lenin (ma quanti di loro li hanno letti veramente?) per appropriarsi di chiavi di lettura della realtà un  bel po’ datate. Non sarebbe stato affatto un male se tra la lettura di Nuovi spostamenti economici nella vita contadina e di Materialismo ed empiriocritismo avessero dato uno sguardo anche all’enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI. Il loro dibattito ne avrebbe certamente guadagnato. Ne avrebbe guadagnato in termini di realismo, profondità e ponderatezza delle riflessioni. Ma soprattutto i giovani leninisti avrebbero certamente guadagnato tanto tempo. Quello che loro hanno provato a dire sulla precarietà del lavoro, infatti, è stato magistralmente espresso nell’enciclica di Ratzinger quasi 3 anni fa: <<La mobilità lavorativa, associata alla deregolamentazione generalizzata, è stata un fenomeno importante, non privo di aspetti positivi perchè capace di stimolare la produzione di nuova ricchezza e lo scambio tra culture diverse. Tuttavia, quando l’incertezza circa le condizioni di lavoro, in conseguenza dei processi di mobilità e di deregolamentazione, diviene endemica, si creano forme di instabilità psicologica, di difficoltà a costruire propri percorsi coerenti nell’esistenza (…) …il primo capitale da salvaguardare e valorizzare è l’uomo, la persona, nella sua integrità>>.

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