La festa del Santuario dell’Amore Misericordioso è stata celebrata domenica 27 settembre con particolare solennità anche per la imminente conclusione a fine ottobre dell’anno giubilare concesso dal Santo Padre Benedetto XVI per il 50° della erezione canonica del Santuario.
Come si ricorderà, la festa, già nel 2008, fu estesa a tutta la diocesi con decreto di mons. Giovanni Scanavino, Vescovo di Orvieto-Todi.
La ricorrenza quest’anno è stata preceduta da una novena, predicata da P. Carlo Andreassi che ha invitato a riflettere sul Padre Nostro, e da una serie di eventi giubilari sui temi della giustizia, del perdono e della riconciliazione curati da P. Alberto Bastoni, Rettore del Santuario.
La S. Messa vespertina del 26 è stata presieduta da mons. Domenico Cancian, Vescovo di Città di Castello. L’animazione liturgica è stata curata dalla corale di Brindisi.
Nel corso della omelia mons. Cancian ha detto: “siamo qui per dire grazie a Dio Amore misericordioso per i momenti belli e per quelli dolorosi permessi dalla Sua bontà per il nostro bene e speriamo di poterlo riconoscere per diventare anche noi misericordiosi con i nostri fratelli come Lui.” Proseguendo ha ricordato:”Di fronte alle ripetute infedeltà del suo popolo il Dio “misericordioso” escogita sempre nuovi interventi, senza mai stancarsi. Nessuna miseria umana lo arresta, anzi Egli raddoppia il suo Amore nella misura in cui l’uomo diventa più miserabile. Il perdono del Padre compie il miracolo di trarre il bene anche dal male.”
La solenne concelebrazione di domenica 27 alle ore 11,30 nel Santuario dell’Amore Misericordioso di Collevalenza (PG) è stata presieduta da Sua Em.za il Cardinale Sergio Sebastiani. L’animazione liturgica è stata eseguita dal coro di Pesaro diretto dal M° Simone Baiocchi.
Il Card. Sebastiani all’omelia ha detto:“La misericordia che celebriamo è la prova e la perfezione dell’amore di Dio per noi. Nei Vangeli numerose sono le espressioni dell’Amore misericordioso di Gesù e Madre Speranza ha seguito le orme del divino Maestro. Madre Speranza certamente fu segnata da quel fenomeno mistico del novembre 1927, certamente una visione, in cui Gesù Le si manifestò come Amore Misericordioso e le chiese di adoperarsi instancabilmente perché fosse conosciuto da tutti gli uomini non come un Padre offeso per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono e una tenera madre che non tiene in conto, che cerca di confortare, aiutare e rendere felici i suoi figli, che tutto perdona e con le braccia aperte accoglie quanti decidono di ritornare al Padre. E Madre Speranza, su indicazione divina venne qui, in Umbria, presso un bosco ove si cacciavano gli uccelli con una rete detta “il roccolo” per trasformarlo in una cittadella della misericordia del Signore, nel “roccolo” degli uomini che ritornano al Padre buono e misericordioso.
Qui tutto ci rimanda a quella formidabile esperienza mistica iniziale – ha sottolineato il Cardinale Sebastiani - vissuta da Madre Speranza per effetto della quale è stata capace di dare un senso alla propria vita, alla Congregazione delle sue Ancelle e dei suoi Figli, a questo Santuario e a tutte le opere che ha realizzato.
Non mancarono naturalmente ostacoli, maldicenze, invidia, tribolazioni. Madre Speranza, confidando sempre nel suo Buon Gesù, soffrì con umiltà, in silenzio e obbedienza totale offrendo formidabili prove del suo grande e profondo Amore per Dio e per la sua sposa, la Chiesa.
E tutto, qui., dalla diffusione della devozione all’Amore Misericordioso alla realizzazione di questo Santuario ha, poi, ricevuto il sigillo della Chiesa allorquando il 22 novembre 1981 Giovanni Paolo II, nella sua prima uscita dal Vaticano dopo l’attentato, è venuto pellegrino al Santuario dell’Amore Misericordioso, come Egli stesso ebbe a dire, per rileggere la sua Enciclica Dives in Misericordia e per proclamare la bontà e l’infinita misericordia di Dio.
Una Enciclica –ha sottolineato il Card. Sebastiani – dove la storia della salvezza viene illustrata come storia della misericordia di Dio Padre che permette che il Suo Figlio Incarnato sia immolato sulla croce per amore nostro.
Gesù crocifisso è il segno più evidente, è la prova della paterna tenerezza di Dio che in Cristo ci manifesta il suo immenso amore che ha per ciascuno di noi.”
Il Cardinale inoltre nel corso della omelia ha ricordato gli anni difficili della fondazione delle diverse opere di Madre Speranza in Spagna e in Italia e dell’attiva ed efficace opera di carità svolta durante la Grande Guerra a Roma, in via Casilina, con la collaborazione delle sue Ancelle a favore dei feriti, degli sfollati, dei derelitti.
Vogliamo ricordare ancora che Giovanni Paolo II il 17 aprile del 1982, a ricordo della sua visita, ha elevato a Basilica minore questo Santuario, primo nel mondo, dedicato a Dio Amore Misericordioso che ci attende come Padre Buono a braccia aperte per darci il Suo perdono”.
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La S. Messa delle 17 è stata celebrata da P. Aurelio Perez, Superiore Generale Fam. L’animazione liturgica è stata curata dalla corale di Narni con la partecipazione del soprano Mariapia Giordanelli.
All’omelia P. Aurelio ha detto: “carissimi fratelli e sorelle, “lodiamo il Signore perché è buono, eterna è la sua misericordia!”. In questa festa dell’Amore Misericordioso, che cade quest’anno nella settimana di chiusura del 50º anniversario del Santuario, la prima espressione che sgorga dalle nostre labbra e dal nostro cuore è la benedizione e la lode a Dio, Padre d’infinito Amore che in Gesù Cristo suo Figlio ha manifestato “il mistero ineffabile della sua misericordia”. È Lui che, in un disegno misterioso, ha condotto Madre Speranza fino a questo colle e qui ha voluto questo tempio per cantare e annunciare a tutti la vera natura di Dio, la sua bontà infinita e incommensurabile.
La Nota offre di solito una sintesi delle catechesi, discorsi o messaggi di Benedetto XVI.
La parola del Signore che abbiamo ascoltato – ha proseguito P. Aurelio – ha gettato su di noi dei potenti fasci di luce, per illuminare questo mistero ineffabile dell’amore misericordioso di Dio che sempre ci sorprende…La prima lettura del profeta Osea ci descrive con immagini commoventi la tenerezza di Dio che si commuove di fronte alla piccolezza e miseria delle sue creature… È il mistero incredibile della nostra cecità di fronte alla bontà del Signore. Ma proprio qui si manifesta l’abisso della misericordia di Dio: quanto più è grande la nostra miseria, tanto più Egli moltiplica la misericordia, come soleva dire Madre Speranza…Quando contempliamo il Crocifisso dell’Amore Misericordioso, fatto collocare da Madre Speranza come cuore di questo Santuario, noi vediamo questo “terremoto”, questo fremito di tenerezza che scuote il cuore di Dio di fronte al male del mondo: “Al posto dello schiavo hai consegnato il Figlio” cantava l’antica liturgia…Il brano di vangelo che abbiamo ascoltato ci ha descritto proprio Gesù, il Figlio amato del Padre, nella sua identità di servo, nell’umile atteggiamento di lavare i piedi degli apostoli, e – sottolinea M. Speranza – anche i piedi di Giuda, che l’aveva già tradito nel suo cuore e stava per consegnarlo alla morte…
“Avendo amato i suoi, li amò sino alla fine”.
L’amore di Dio in Cristo non retrocede, non si arresta di fronte a nessuna forma di male, neanche la più terribile, l’uccisione del Figlio amato. È davvero un amore “sino alla fine”, per sempre, eterno, più forte di qualunque tradimento.
Cari fratelli e sorelle, contempliamo il Signore Gesù, mite e umile di cuore, che si inginocchia davanti a noi, lasciamo che con il suo sangue lavi le nostre anime, accogliamo questo suo amore incredibile, lasciamoci commuovere da tanta bontà. Lui ci vuole al suo banchetto, ci nutre con la sua parola e il suo stesso Corpo, è venuto a guarire noi poveri malati…
Nella preghiera d’inizio, prima dell’ascolto della Parola di Dio, abbiamo chiesto al Padre: “concedi a coloro che confidano nel tuo amore misericordioso, di realizzare la nuova legge della carità conformandosi all’immagine del tuo Figlio”. Ci conceda davvero il Padre buono del cielo questo frutto meraviglioso di vita eterna che è la carità, ci renda davvero conformi all’immagine del Figlio suo, ci faccia ardere, come pregava Madre Speranza, nel fuoco della sua carità.
Possa l’Amore misericordioso di Gesù – ha detto P. Aurelio avviandosi alla conclusione dell’omelia – trasformare i nostri cuori induriti dall’egoismo e, proprio per questo, spesso chiusi e insensibili di fronte alla sofferenza e al male degli altri… Il mondo ha bisogno di questa testimonianza per trovare la via della vita… Questo amore è davvero quello che “non avrà mai fine”, come non può avere fine Dio, l’Eterno, che è appunto Amore …Saremo noi stessi se vivremo nell’amore di Dio e comunicheremo l’amore che da Lui ci viene.…. “Santo è il tempio di Dio che siete voi” ci ricordano le Scritture Sante. Saremo un tempio santo del Dio vivente solo se vivremo nella sua carità.”
Alle 18,30 mons. Giovanni Scanavino, Vescovo di Orvieto-Todi, ha presieduto la solenne concelebrazione con i presbiteri, i diaconi e alcuni religiosi della diocesi.
L’animazione liturgica è stata curata dalla corale del Santuario.
All’omelia mons. Scanavino ricordando la ricorrenza festiva e la conclusione dell’anno giubilare ha detto: “La misericordia e l’amore cambieranno il mondo. Noi dobbiamo ringraziare il Signore che ha suscitato tra di noi Madre Speranza e siamo grati a Madre Speranza per averci parlato della misericordia di Dio e per averci dato questo Santuario ove possiamo ricevere la misericordia di Dio con il perdono, e da dove possiamo ripartire con il cuore purificato..
Il messaggio della misericordia è per tutti, indistintamente tutti, e le cose cambieranno quando tutti quanti, insieme, ripartiamo dall’Eucaristia per portare la misericordia di Dio nel mondo, nella vita di tutti i giorni, là dove si lavora, là dove si piange, là dove si fatica. Allora capite la necessità di questo rapporto profondo tra tutti noi; io sacerdote non posso celebrare l’Eucaristia indipendentemente da questo messaggio; quando celebro l’Eucaristia devo essere convinto che il mio compito sacerdotale è lavare i piedi ai fratelli, lavarli sul serio, altrimenti l’Eucaristia non ha senso; noi abbiamo fatto dell’Eucaristia un’idea, un qualcosa di ristretto; no, l’Eucaristia è l’esperienza di tutti i cristiani, l’esperienza della misericordia per essere capaci di diffondere la misericordia, di comunicare la misericordia, perché se io non comunico la misericordia il mio essere cristiano è vano, è vuoto.
L’Eucaristia deve tornare veramente al centro della nostra vita con tutto il carico di significato, con tutta la potenza rivoluzionaria. Quando Madre Speranza parlava della misericordia di Dio, lei era convinta di questo: soltanto quando un cuore è toccato dalla misericordia si cambia, soltanto quando è toccato dall’amore misericordioso di Dio un cuore si rinnova, altrimenti che cosa succede? In ognuno di noi emergono diecimila ragioni, ognuno di noi ha ragione, abbiamo sempre ragione… e non cambia niente. Dobbiamo ripartire ogni giorno, ogni domenica dall’Eucaristia dove si celebra la carità di Dio. La carità! È l’amore di Dio, noi dobbiamo imparare a riconoscerlo come amore di Dio di cui abbiamo bisogno come il pane, come l’aria, e poi portarlo ai nostri fratelli questo amore. Non è facile ma la forza è proprio dentro questo seme che è potentissimo, che ha la capacità di deflagrare, di esplodere perché ha dentro la potenza di Dio.
Dobbiamo con molta umiltà e semplicità chiedere perdono al Signore perché non abbiamo evangelizzato l’insegnamento dell’Eucaristia come carità, come amore misericordioso e d’ora in avanti tutti; dobbiamo arrivare al punto da far capire che non è possibile la bellezza, la perfezione cristiana senza l’amore misericordioso celebrato insieme nell’Eucaristia. Dobbiamo parlare di più dell’Eucaristia come luogo indispensabile dell’Amore Misericordioso da vivere e da trasmettere..
Affido a Madre Speranza e a tutti i santi della nostra diocesi questo programma, perché ci aiutino nell’umiltà, nella semplicità a renderci conto che è da qui che dobbiamo ripartire, è qui che dobbiamo tornare. Dobbiamo cercare di tornare al Cuore di Cristo, celebrare l’Eucaristia nel Cuore di Cristo per poi distribuire questa misericordia. Celebrare la Messa significa celebrare sempre la carità di Dio, che poi deve diventare operativa, senza sconti, con larghezza, con la stessa capacità che Dio ha nei nostri confronti.
Coraggio a tutti – ha concluso mons. Scanavino – e buon cammino a ripartire, appunto, dall’Amore Misericordioso.”
Numerosi i gruppi di pellegrini venuti da tutta Italia che, per lucrare le indulgenze giubilari per il 50° del Santuario, si sono riconciliati con il Signore e hanno partecipato alla mensa eucaristica.