Protagonista di inconsuete vicende questa volta è una zona di Napoli da sempre destinata ad attività commerciali per la vicinanza del mare, che si estende tra Via Marina e il Corso Umberto I. Siamo nel quartiere del Borgo degli Orefici caratteristico per le sue stradine strette, le costruzioni irregolari e qualche slargo come la tipica Piazzetta degli Orefici. Qui, sin dai tempi di Giovanna d’Angiò, gli artigiani napoletani collocavano le loro botteghe, permettendo così la nascita di vere e proprie corporazioni caratterizzate dall’esercizio dell’arte degli argentieri e degli orefici. Ancora oggi, ormai da generazioni, è mantenuta viva la tradizione dell’arte orafa tramandata di padre in figlio e sono proprio gli artigiani del posto a raccontarci episodi alquanto curiosi legati a questa zona. Alcuni commercianti dicono infatti di vedere spesso aggirarsi per il quartiere un buffo signore, il quale li colpì subito per il modo in cui era vestito, con abiti di un tempo,un po’ fuori moda per i nostri giorni: curiose ghette e bombetta in mano. Quest’insolito signore fa spesso capolino dalle vetrine dei negozi degli orefici in crisi, bussa alle loro porte chiedendo di entrare, ma quando gli si apre … svanisce nel nulla, senza lasciar traccia. Gli abitanti e soprattutto i commercianti del luogo lo conoscono bene: lui è Don Rafè nobiluomo napoletano, ha la sua tomba nel cimitero di Poggioreale ed è proprio lo spirito che i commercianti invocano quando sono in difficoltà, nella speranza di ricevere un aiuto, spesso ottenuto dopo aver ricevuto la visita di un vero e proprio gentiluomo d’altri tempi.