Solo la verità rende liberi: detenuti di tutta Italia, detenuti campani, in trasferta simbolica, chiamati al loro riscatto morale. Il 6 ottobre presso la Casa di Reclusione Due Palazzi di Padova, decima edizione del Premio Carlo Castelli, avente a tema Libertà perduta, libertà sperata: come riconquistarla? Alla premiazione seguirà un convegno sul tema Esercizi di libertà. Evento organizzato dalla Società di San Vincenzo De Paoli, presieduta dal napoletano Antonio Gianfico, in collaborazione con il Ministero della Giustizia, la Casa di Reclusione di Padova, la Redazione di Ristretti Orizzonti ed il CSV Padova.
Il Premio Carlo Castelli – Compie 10 anni. Il prestigioso concorso letterario riservato ai detenuti delle carceri italiane è stato istituito nel 2007 con una sua particolare formula: quella della solidarietà nella condivisione dei premi che vengono suddivisi tra il vincitore ed una buona causa nel sociale. In questo modo chi ha sbagliato nella vita avrà la possibilità non solo di riflettere a anche di riscattarsi offrendo alla società un contributo che testimoni la sua scelta di cambiamento.
Libertà perduta, libertà sperata: come riconquistarla – Sul concetto di libertà si sono cimentati ed espressi pensatori di ogni tempo, filosofi, teologi, politici, uomini di fede, di scienza e di cultura, nel tentativo di darne una definizione ora trascendente, ora legata ad una condizione umana di per sé limitata e quindi mai totalmente esente da influenze di ogni genere. La libertà rimane un concetto astratto che tuttavia è presente in ogni momento e in ogni scelta dell’uomo. Quindi ciascuno ne fa esperienza individuale, differente, restando inevitabilmente segnato dall’uso arbitrario o dalle limitazioni subite. E tuttavia il fascino, l’attrazione, il bisogno di libertà sono sentimenti insopprimibili che inducono a ricercarla durante tutto l’arco della vita, in modo più o meno consapevole, in modo giusto o sbagliato, ma sempre con nuovi interrogativi da risolvere.
I premi ai vincitori – Al primo classificato: 1.000 euro e donazione di 1.000 euro a nome del vincitore di materiale e sussidi didattici ad una scuola di un Paese povero; al secondo classificato: 800 euro e un contributo di 1.000 euro ad un progetto formativo o di reinserimento per minori provenienti dal circuito penale; al terzo classificato: 600 euro e un’adozione a distanza di 5 anni a suo nome del valore di 800 euro, per far studiare un bambino del Terzo Mondo; segnalazione con attestato di merito ad altri 10 migliori elaborati, ed un riconoscimento speciale ai migliori lavori multimediali.
Esercizi di libertà – È il tema del convegno che seguirà la premiazione. In carcere alle gabbie interiori dentro cui l’uomo spesso si rinchiude da solo, si aggiungono sbarre e limitazioni di spazi fisici. Paradossalmente, queste pesanti limitazioni della libertà personale, inducono però a riflessioni sofferte che, attraverso il bisogno di cambiamento e uno sforzo di volontà notevole, possono aprire la via della liberazione. Ed esercizi di libertà sono tutte quelle azioni che preludono a un cambiamento positivo e stabile, messe in atto da chi ne sente fortemente il bisogno. Il tempo della carcerazione comporta pesanti limitazioni della libertà personale e induce a riflettere sulla propria condizione. È un tempo di sofferenza che va affrontato con la consapevolezza di doverne uscire avendo compreso cosa non ha funzionato nella propria vita. Perché, prima della libertà fisica, si è smarrito il senso dell’essere liberi. È inutile farsi vittime anche se in certo modo lo si è stati. Sperare di tornare liberi prescinde dal momento in cui si spalancherà il portone del carcere. Meglio se questo momento avverrà prima, perché rinviarlo potrebbe significare nuove rovinose cadute. In fondo il carcere dovrebbe avere proprio questo scopo: favorire percorsi di cambiamento che passano attraverso momenti assai impegnativi. Non solo il lavoro, la formazione e la cultura giocano un ruolo importante. C’è tutto un mondo di relazioni, incontri – confronti che servono a sbloccare un meccanismo inceppato all’interno di sé. Non si deve temere di guardare in profondità, a costo di soffrire, perché «è solo la verità che rende liberi».
Il convegno – Protagonisti proprio i detenuti ed i loro familiari. Presenti: Andrea Orlando, ministro della Giustizia; Antonio Gianfico, presidente della Nazionale Società San Vincenzo De Paoli; Cosimo Maria Ferri, sottosegretario alla Giustizia; Enrico Sbriglia, provveditore Regionale Amministrazione Penitenziaria; Ottavio Casarano, direttore della Casa di Reclusione I Due Palazzi; Don Raffaele Grimaldi, ispettore generale Cappellani delle Carceri; Santi Consolo, capo dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Interventi dei relatori: Luigi Accattoli, giornalista e scrittore; Marco Ruotolo, professore ordinario di diritto costituzionale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre, titolare dell’attività formativa Diritti dei detenuti e Costituzione; Lucia Annibali, avvocato, vittima quattro anni fa di una grave aggressione da parte di due uomini mandati dall’ex fidanzato, che si è dovuta sottoporre a vari interventi di ricostruzione al volto; Maria Agnese Moro, figlia dello statista ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978; Guido Bertagna, sacerdote della Compagnia di Gesù, attivista del mondo carcerario, con particolare attenzione al minorile; Ornella Favero, giornalista, da molti anni impegnata nel volontariato penitenziario, presiede l’Associazione Granello di Senape Padova, presidente della Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia.
Città del Monte raccontò con partecipa emozione del Premio Castelli anno 2016, avente a tema Il cuore ha sete di perdono, un grande clamore e successo, anche perché beneficiato dell’assist di Papa Francesco che ebbe in dono l’antologia di racconti scritti dai carcerati. Attendiamo il vincitore della decima edizione, fiduciosi del messaggio di coraggio e di salvezza che i detenuti delle carceri italiane ancora una volta saranno capaci di trasmettere. E che vinca il migliore.