«Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità, più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza […]. Non vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore! Voi non siete macchine, non siete bestie, siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore!».
Queste parole di Charlie Chaplin nel celeberrimo film Il grande dittatore (1940) ben riassumono il significato e i contenuti del Laboratorio che si è tenuto a Napoli sabato 13 giugno. A ricordarcele – e questo è ancor più importante e sintomatico – sono stati dei giovani, i ragazzi del Liceo Orazio Flacco di Portici, che hanno presentato un loro cortometraggio, Unconnected, sulla non comunicazione degli spazi di comunicazione virtuale dei social. Sì, perché le vie del “nuovo umanesimo in Gesù Cristo”, proprio come si è riflettuto a Napoli, passano anche per la scuola e l’università, per il mondo della comunicazione e della fiction.
Il Centro congressi della Stazione Marittima del capoluogo campano ha ospitato il secondo dei tre Laboratori nazionali promossi dalla Conferenza Episcopale Italiana come momenti privilegiati per raccogliere stimoli e riflessioni in vista del grande appuntamento del 9-13 novembre 2015 a Firenze.
Leggere i segni dei tempi e parlare il linguaggio dell’amore è stato il tema della giornata: uno slogan efficace per dire che quanto si auspica dal V Convegno ecclesiale richiede uno sguardo sapiente sulla realtà e relazioni autentiche e profonde.
I luoghi dove tutto ciò avviene ogni giorno sono quelli dell’educazione, della cultura e della comunicazione. È in questi contesti, attraversati oggi da delicate e profonde trasformazioni, che ogni persona dà forma alla propria umanità, confrontandosi con le differenti visioni della vita e mettendo in gioco la propria intelligenza e libertà.
A testimoniare l’impegno della Chiesa di Napoli su questi fronti sono state numerose voci, a partire da quella dell’arcivescovo, il card. Crescenzio Sepe, che ha aperto i lavori con una domanda: «Sappiamo noi, oggi, decifrare l’uomo per quello che è e per quello che fa o è diventato un fantasma, perché ha perso l’identità dell’essere “umano”, all’interno di una crisi antropologica in cui tutto sta cambiando? Quale uomo?». Domanda provocatoria a cui Sepe ha dato una risposta: «L’uomo integrale, che vive e si adopera per trasformare la società. Per superare le tante crisi che ci attanagliano non dobbiamo dividere l’uomo, non dobbiamo trasformarlo in mera immagine, ma vivere la logica dell’incarnazione». Si è entrati, poi, nel vivo con la prima delle quattro tavole rotonde della giornata, dedicata alla scuola intesa come “officina dell’umano”. Hanno avviato la discussione Marco Rossi Doria, già sottosegretario all’Istruzione, e Luisa Franzese, dirigente dell’Ufficio scolastico regionale della Campania. Con loro anche due professori dell’Università Cattolica: Pier Cesare Rivoltella, direttore del Centro di ricerca per l’educazione ai media, e Pierpaolo Triani, docente di pedagogia e didattica.
Le sfide che il nuovo umanesimo lancia al mondo dell’università e della ricerca sono state affrontate nella seconda parte della mattinata da un alro gruppo di esperti. Moderati dal professor Luigi Fusco Girard, sono intervenuti Lucio D’Alessandro, rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa, la professoressa Anna Papa, dell’Università Parthenope, e padre Domenico Marafioti, preside della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Nel dibattito non è mancata la voce degli studenti, grazie alla presenza di Paolo Baroni della Presidenza nazionale della Fuci.
Dopo il pranzo lo sguardo è stato puntato sui media e sulla cultura da essi veicolata. È stato interessante assisere al confronto tra esponenti di spicco del giornalismo cartaceo e televisivo, quali Vincenzo Morgante (Testata giornalistica regionale della Rai), Marco Tarquinio (Avvenire) e Paolo Ruffini (Tv2000). Con loro hanno interagito alcuni docenti e intellettuali: Giacomo Di Gennaro e Rossana Valenti, dell’Università Federico II, e Chiara Giaccardi, dell’Università Cattolica di Milano.
Alla ficton cinematografica e televisiva è stata dedicata l’ultima sessione della giornata. Non può sfuggire, infatti, l’importanza che questo linguaggio multimediale riveste nella società dell’immagine. Parole e immagini di un’umanità senza finzioni era il titolo della tavola rotonda che ha visto insieme alcuni protagonisti di primo piano del grande e piccolo schermo: l’attrice Tosca D’Aquino, i produttori Betta Olmi (Ipotesi Cinema) e Carlo Degli Esposti, presidente di Palomar (a cui si devono tra gli altri Braccialetti rossi e Il commissario Montalbano), e il critico cinematografico di Tv2000 Fabio Falzone.
Il Laboratorio partenopeo, interpellando nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente diversi e qualificati rappresentanti dei mondi vitali dell’educazione, della cultura e della comunicazione, ha rappresentato una tappa importante verso il Convegno ecclesiale nazionale. Ma, come ha affermato mons. Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e neo presidente della Commissione episcopale per la cultura e la comunicazione, «il Convegno di Firenze non è un Concilio. Esso non vuole risolvere i problemi della Chiesa italiana, piuttosto offrire chiavi di lettura in cui si sviluppano esperienze di umanità riuscita». Spetterà poi alle diocesi e alle singole comunità utilizzare queste chiavi in un progetto educativo adatto al proprio territorio.
I lavori potevano essere seguiti in diretta anche attraverso il sito internet www.firenze2015.it. Inoltre, era possibile interagire a distanza con i relatori, inviando messaggi via Twitter all’account @Firenze_2015, e partecipare al live twitting con l’hashtag #Firenze2015Lab. L’appuntamento per il prossimo Laboratorio è per ottobre a Milano.