E’ ormai un Lorenz filosofo e ammonitore quello che, attraverso questo opuscolo del 1973 (l’anno del Nobel), sembra rivolgersi all’umanità intera per metterla in guardia dai pericoli legati al “deterioramento genetico”: otto “peccati capitali” che la società occidentale ha accumulato nel corso dell’evoluzione e che oggi giungono a minacciare la stessa specie.
Quella del deterioramento genetico è un’ipotesi assai cara all’etologo di Altenberg, mai realmente ricusata e messa da parte per decenni solo per ragioni di opportunità: è ad essa che vanno in effetti ricondotte sia l’imbarazzante (e opportunistica) partecipazione al nazionalsocialismo tedesco, sia l’adesione (scientificamente consapevole) alla teoria ed alla pratica eugenetiche.
L’approccio vorrebbe essere lucido e scientifico. «E’ proprio il naturalista che riesce a vedere più chiaramente certi pericoli»: così esordisce Lorenz in una «premessa ottimistica» che sarà, però, disattesa da un’appassionata partecipazione, foriera talvolta di approdi apocalittici.