Gran Torino di Clint Eastwood, USA ’08. Clint Eastwood è Walt Kowalski, patriota americano legato ai suoi valori ed alla drammatica esperienza della guerra di Corea di cui fu protagonista. Dopo una vita attaccata alla bandiera del proprio paese Walt resta il solo bianco in un sobborgo di Detroit pieno di famiglie del sud-est asiatico che egli odia profondamente. Kowalski, però, non odia solo gli immigrati, odia lo stato in cui versa il paese per il quale ha combattuto e lavorato. Al ritorno dalla guerra, infatti, Walt fu impiegato alla catena di montaggio Ford dove assemblava volanti alle vetture e dalla quale uscì anche la sua Ford Gran Torino, capolavoro automobilistico che diventa simbolo di un nazione nella quale non si riconosce più. Allo stesso modo Walt non si riconosce nei figli, che guidano potenti auto asiatiche, e nei nipoti, che gli mancano di rispetto anche nel modo di vestire. Come in Million Dollar Baby, insomma, Clint Eastwood impersona un duro, un uomo forte ma anche molto chiuso, che nel corso del film dimostra di saper aprire la propria mente ed il proprio cuore senza mai abbandonare i propri valori ma, anzi, modificando questi a favore di una visione della vita e del prossimo pienamente matura e priva di ogni pregiudizio. Probabile che la scelta del particolare cognome di Walt, Kowalski, sia una citazione del protagonista di “Punto zero” (in inglese Vanishing point, USA ‘71), che scappava dalla polizia attraverso deserto ed highway a bordo di una Dodge Challenger R/T bianca, ma che in realtà scappava da un mondo che non aveva più nulla da dargli. Gran Torino è un film bello perché semplice e lineare. Pur essendo del 2008 dà l’impressione di mantenere la struttura di un film anni’70, semplice, lineare e bello.