Chi «La vita religiosa deve sempre più caratterizzarsi come una radicale prossimità: prossimità al mondo nella prossimità al Signore, per aiutare gli esclusi a diventare protagonisti della comune vicenda umana. La consacrazione religiosa la si esprime sempre all’interno di un territorio, prendendo pienamente parte al progetto della Chiesa locale. Si tratta di porre al centro delle nostre fatiche il primato di Dio e, di conseguenza, la riscoperta di una profonda e autentica vita interiore. Come consacrati, dobbiamo chiederci se, al di là dei mille impegni e progetti carismatici, le nostre comunità sono luoghi autentici di preghiera. Dobbiamo chiederci se tutti sentiamo il bisogno di cercare Dio e di dialogare con lui e di approfondire la sua conoscenza attraverso un serio studio della teologia».
Con queste parole il Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, l’Arcivescovo José Rodriguez Carballo, ha aperto il suo intervento al Convegno diocesano della Vita Consacrata che si è tenuto il 3 e 4 marzo.
L’annuale appuntamento dei religiosi e delle religiose napoletani si è tenuto, come di consueto, nell’Aula magna della Facoltà Teologica di Capodimonte e ha avuto come tema: Per una Vita Consacrata credibile e responsabile. «Abbiamo voluto così raccogliere l’invito di Papa Francesco», ci ha spiegato padre Filippo Grillo, Vicario per la Vita Consacrata dell’Arcidiocesi. «Il Papa non si stanca mai di richiamarci a queste due caratteristiche fondamentali per un religioso», ha proseguito l’amabile vincenziano. E il suo vice, padre Salvatore Farì, ha aggiunto: «Essere credibili e responsabili vuol dire soprattutto vivere il Vangelo in comunità e poi nella Diocesi, e poi ancora nelle “periferie esistenziali”, lasciandosi coinvolgere pienamente nelle dinamiche della vita fraterna e di quella missionaria».
Nella seconda giornata, a tenere la relazione è stato padre Edoardo Scognamiglio, Ministro provinciale dei Frati Minori Conventuali di Napoli e Basilicata, che ha trattato: La Vita Consacrata nella Chiesa di Napoli, quale contributo per una società responsabile. «L’incontroè una buona chiave di lettura per ripensare alla presenza-identità e missione dei consacrati nella nostra Arcidiocesi. La simbologia dell’incontro richiama quella del cammino, del movimento, e anche del canto, così come è ben espressa nella lettera del Cardinale Crescenzio Sepe: Canta e cammina». Partendo da questa premessa, padre Scognamiglio ha sviluppato un’intensa riflessione, affermando, in conclusione, che: «il contributo che noi consacrati possiamo dare alla Chiesa di Napoli, circa il primato di Dio e il dono della fede, riguarda proprio il recupero della vita interiore. Quando teniamo il Vangelo tra le mani, dovremmo pensare, come Francesco, che lì abita il Verbo che vuole farsi carne in noi, impadronirsi di noi perché, con il suo cuore innestato sul nostro, con il suo spirito comunicante con il nostro spirito, noi diamo un inizio nuovo alla sua vita in un altro luogo, in un altro tempo, in un’altra società. Così, la fede è da vivere nella condizione presente».
Gli ha fatto eco, a chiusura della due giorni, il Cardinale Arcivescovo:«Cristo ci chiama all’incontro in questo nostro territorio, dove incontrarsi è più facile, a motivo delle favorevoli condizioni climatiche, di una cultura dell’ospitalità e grazie anche a una certa tradizione dell’accoglienza che da sempre contraddistingue il nostro popolo. Dobbiamo stare con la gente come compagni di viaggio, con l’impegno di essere testimoni e presenza visibile dell’Invisibile».